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Politica
30.09.2025 - 15:00
Foto di repertorio
«Indignarsi non basta. Serve raccontare il vero volto del Veneto». Con queste parole Giovanni Manildo, candidato presidente del Veneto per il centrosinistra, interviene sul cosiddetto “caso Brignano”, scoppiato dopo che il comico romano – durante una recente esibizione televisiva – ha definito i veneti “ubriaconi”, provocando una valanga di reazioni.
Il primo a replicare, com’era prevedibile, è stato Luca Zaia, governatore uscente, che ha stigmatizzato la battuta definendola offensiva e “razzista verso i veneti”. Ma Manildo, pur riconoscendo la correttezza dell’intervento, punta il dito più in profondità:
«Possiamo anche prendercela con il provocatore di turno – ha dichiarato – ma la verità è che un certo tipo di immagine sul Veneto continua a circolare. Se siamo ancora considerati “polentoni” o peggio, vuol dire che qualcosa non ha funzionato nella narrazione di questi anni.»
Secondo Manildo, è arrivato il momento di un cambio di passo:
«Il Veneto non è una caricatura. È uno scrigno di bellezza, una fucina di innovazione, un laboratorio sociale e produttivo che guarda al futuro. Bisogna lavorare – anche politicamente – per far emergere questa identità vera, e non lasciare che siano altri a raccontarci, magari con pregiudizi o superficialità.»
La polemica, nata quasi per caso in un contesto comico, si è così trasformata in un terreno di confronto politico. Manildo rilancia con forza il tema dell’immagine pubblica del Veneto, sostenendo che, se dopo 15 anni di amministrazione Zaia certi stereotipi sono ancora vivi, allora «è evidente che c’è un problema».
«Zaia ha fatto bene a indignarsi – conclude – ma non può limitarsi a questo. Serve una strategia culturale e comunicativa che restituisca dignità e verità a questa regione. E se non l’ha fatto finora, toccherà a noi provarci.»
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