Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

Attualità

Il Veneto tra le regioni più competitive d’Europa: crescita da record e occupazione stabile

Un’indagine della CGIA di Mestre per Veneto Lavoro fotografa una regione in forte espansione economica, ma alle prese con un preoccupante calo demografico

Dibattito pensioni: sfide e soluzioni per un futuro sostenibile

Foto di repertorio

Il Veneto scala la classifica delle regioni europee più competitive, segnando numeri da record sul piano economico e occupazionale. È quanto emerge da uno studio commissionato da Veneto Lavoro alla CGIA di Mestre, che ha confrontato il Veneto con aree italiane ed europee omologhe per struttura demografica e produttiva.

Nel periodo 2019-2023, il PIL veneto è cresciuto del 18,7%, mentre il PIL pro capite è aumentato del 23,7%, secondo miglior risultato in Europa dopo il Brabante Nord. Performance migliori persino rispetto a regioni tedesche trainanti come Stoccarda o l’Alta Baviera, ferme sotto il 15%. Questo slancio ha permesso al Veneto di guadagnare dieci posizioni nella classifica europea delle regioni NUTS-2, al pari della Lombardia e davanti all’Emilia-Romagna.

Occupazione sopra la media europea

Oltre al PIL, brillano anche gli indicatori del mercato del lavoro:

  • Tasso di occupazione superiore alla media sia italiana sia UE
  • Disoccupazione ferma al 3%, tra le più basse d’Europa

La fotografia restituisce l’immagine di un territorio stabile, produttivo e resiliente, in particolare grazie alla tenuta del settore manifatturiero, che rimane uno dei principali motori dell’economia veneta.

L’altra faccia della medaglia: l’inverno demografico

Accanto a questi segnali positivi, lo studio mette in luce un dato critico e crescente: il calo demografico. Dal 2019 al 2024 la popolazione residente è diminuita dello 0,7%. Ancora più allarmante il dato sull’invecchiamento:

  • Oltre il 12% dei residenti ha più di 75 anni
  • Gli over 64 sono il doppio dei giovani sotto i 14 anni
  • L’indice di vecchiaia ha superato quota 200%

Un quadro che, a lungo termine, rischia di compromettere la disponibilità di forza lavoro e di frenare le dinamiche di sviluppo, rendendo indispensabili politiche attive per l’occupazione giovanile, l’immigrazione qualificata e la natalità.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione