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I 5 segreti dello Spritz: il cocktail veneto che ha conquistato il mondo

Dall’origine austro-ungarica alla dose perfetta di ghiaccio

I 5 segreti dello Spritz: il cocktail veneto che ha conquistato il mondo

Foto di repertorio

Colore arancione brillante, bollicine che danzano nel bicchiere e un gusto inconfondibile che oscilla tra il dolce e l’amaro: lo Spritz, simbolo indiscusso dell’aperitivo veneto, è oggi una delle bevande più amate anche all’estero. Ma quanti ne conoscono davvero la storia e le sue regole non scritte? Ecco cinque curiosità che rendono questo cocktail molto più di una semplice bevanda da happy hour.

1. Un’eredità dell’Impero austro-ungarico

Lo Spritz nasce nel XIX secolo, quando i soldati dell’Impero austro-ungarico, in Veneto, trovavano troppo forti i vini locali e li “allungavano” con una spruzzata (spritzen in tedesco) d’acqua. Da lì, il nome Spritz e l’idea di un vino alleggerito. Solo nel Novecento il cocktail si è evoluto con l’aggiunta di bitter, diventando quello che conosciamo oggi.

2. Non solo Aperol: lo Spritz è un mondo

L’Aperol Spritz è sicuramente il più famoso, ma non è l’unico. In Veneto esistono diverse varianti, tra cui quella con Select (nata a Venezia nel 1920), Campari, Cynar o anche con vino bianco e seltz. Ogni città ha la sua preferenza, e a volte basta attraversare una piazza per trovare una versione diversa.

3. Il segreto è nel ghiaccio (e nelle proporzioni)

Il ghiaccio non è solo una questione estetica: serve a mantenere la temperatura perfetta e ad allungare la vita del cocktail. E le proporzioni? La ricetta ufficiale IBA (International Bartenders Association) prevede:

  • 3 parti di Prosecco

  • 2 parti di bitter

  • 1 spruzzo di soda
    Un equilibrio delicato, che distingue uno Spritz ben fatto da una semplice bevanda colorata.

4. L’oliva (o la fetta d’arancia)? La disputa infinita

C’è chi non transige: lo Spritz va servito con l’oliva verde, soprattutto nel Trevigiano e nel Veneziano. Altrove, si preferisce la fetta d’arancia. La verità? Entrambe le guarnizioni sono corrette: dipende dalla zona e, soprattutto, dal bitter utilizzato. L’oliva si sposa meglio con i sapori più secchi, l’arancia con quelli più dolci.

5. Lo Spritz è (quasi) patrimonio culturale

Non è solo un cocktail: lo Spritz è parte integrante della cultura sociale veneta. Il momento dello “spritzare” è un rito quotidiano, un’occasione per incontrarsi, socializzare e staccare la spina. Nel 2023 è stato presentato un dossier per candidare lo Spritz a patrimonio immateriale dell’UNESCO, proprio per il suo valore simbolico e aggregativo.

Dietro ogni bicchiere di Spritz si nasconde una storia fatta di territori, tradizioni e interpretazioni diverse. La prossima volta che lo ordinerete, magari in una piazza veneziana al tramonto, ricordate che state bevendo molto più di un cocktail: è un pezzo d’identità veneta nel bicchiere.

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