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Le dichiarazioni del responsabile Roberto Baldan

Riviera del Brenta, gli autoriparatori:" Più pratica per i giovani nelle scuole"

Calo degli addetti ma il comparto tiene

Riviera del Brenta, gli autoriparatori:" Più pratica per i giovani nelle scuole"

Più pratica, meno burocrazia: è la richiesta che arriva dalle officine della Riviera del Brenta, dove il lavoro non manca ma la formazione dei nuovi addetti non sempre è all’altezza della complessità di un mestiere che cambia in fretta.

“Serve un livello di preparazione per i giovani che escono dalle scuole che formano autoriparatori, che preveda più ore di esperienza pratica e di laboratorio ed esperienze nelle officine. Spesso invece ci troviamo di fronte giovani impreparati al lavoro da svolgere”, sottolinea Roberto Baldan, responsabile del settore autoriparatori ed officine dell’Associazione Artigiani Piccola e Media Impresa “Città della Riviera del Brenta”.

Nel comprensorio le autofficine associate sono quasi una sessantina. Il comparto tiene, pur con un calo fisiologico degli iscritti nell’ultimo quinquennio intorno al 5%. Un segnale che non allarma Baldan, che intravede una transizione industriale ormai in atto: “Si andrà sempre più verso auto con motori ibridi e, ovviamente, anche verso l’elettrico, ma in maniera molto più lenta di quanto si pensasse cinque anni fa. È chiaro che ci vorranno decenni e intanto sull’elettrico si assistono a retromarce almeno nel medio periodo”.

Nel frattempo il settore cambia pelle: meno micro imprese a conduzione familiare, più realtà strutturate, grandi e con più personale, capaci di sostenere investimenti in attrezzature, diagnosi elettroniche e aggiornamento continuo.

Tra le urgenze, Baldan indica il contrasto al lavoro nero e ai “doppio lavoristi”, fenomeni che danneggiano le officine specializzate e i professionisti che rispettano regole, sicurezza e formazione.

Capita inoltre che la burocrazia freni il sistema: la formazione e l’esame per ottenere l’abilitazione alle revisioni di auto e mezzi pesanti, denuncia, risultano spesso sproporzionati. “Per avere quella qualifica vengono poste complicatissime domande che nulla hanno a che fare con la professione. Risultato? Solo un candidato su dieci passa. Così si creano carenze di personale indispensabile”.

Infine l’appello alle ragazze: “Qualche donna si è affacciata al mestiere, spesso dall’Est Europa, dove non è insolito. Ma l’invito è a tutte le giovani della zona: è una professione moderna, stimolante, con prospettive concrete”. Una sfida che parte dai banchi e arriva in officina.

Riccardo Musacco

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