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Sanità locale

Il Veneto tra le regioni peggiori d’Italia per medici e infermieri, PD lancia l’allarme sul sistema sanitario pubblico

Secondo la capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, la crescita del personale sanitario è insufficiente e la medicina territoriale è sotto pressione

Vanessa Camani

Vanessa Camani

La sanità veneta sarebbe in difficoltà, almeno secondo le opinioni espresse da Vanessa Camani, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale del Veneto, che commenta i dati del nuovo rapporto Agenas sul personale sanitario.

“Secondo i dati, il Veneto non può più considerarsi un modello”, afferma Camani. “Negli ultimi anni siamo scivolati verso le ultime posizioni in quasi tutte le classifiche nazionali per medici, infermieri, operatori socio-sanitari e medici di base. È l’effetto delle scelte della Giunta Zaia, che a mio avviso hanno indebolito il sistema pubblico”.

Camani sottolinea che tra il 2019 e il 2023, mentre a livello nazionale il numero di medici è cresciuto di quasi 2.000 unità, in Veneto l’incremento sarebbe stato di appena 72, pari allo 0,92%, molto al di sotto delle altre regioni. Il rapporto medici/abitanti, secondo le sue dichiarazioni, è di 1,67 ogni 1.000 abitanti, contro la media nazionale di 1,86.

Anche per gli infermieri, sempre secondo Camani, la situazione sarebbe critica: la crescita del personale in Veneto si sarebbe fermata al 2,95%, sotto la media nazionale del 3,3%. Gli operatori socio-sanitari, sempre secondo la sua opinione, sono aumentati solo del 18%, la metà rispetto alla media italiana.

Riguardo i medici di medicina generale, Camani segnala una diminuzione del numero per 1.000 abitanti da 0,76 a 0,67 rispetto al 2019, collocando il Veneto tra le regioni più in difficoltà, insieme alla Lombardia.

La capogruppo Pd evidenzia infine che, pur registrando un incremento dei posti di formazione specialistica, “solo il 75% delle borse disponibili è stato assegnato”, lasciando scoperte numerose posizioni di futuri specialisti.

“Secondo me, il Veneto non può più vivere di rendita”, conclude Camani. “Servono assunzioni stabili, pianificazione seria del personale e investimenti concreti nella medicina territoriale. Se non si interviene, il sistema pubblico rischia di collassare e i cittadini saranno costretti a rivolgersi al privato. Questo, secondo la mia opinione, è il vero volto del ‘modello Zaia’”.

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