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Arquà Petrarca e la Festa delle Giuggiole: una storia lunga quanto il borgo

Dal frutto dimenticato alla celebrazione dell’identità locale, la storia di una festa che ha ridato voce al cuore dei Colli Euganei

Arquà Petrarca e la Festa delle Giuggiole: una storia lunga quanto il borgo

Fonte: Facebook Città di Arquà Petrarca

Tra le pieghe dei Colli Euganei, il tempo sembra essersi fermato. Case in pietra, vicoli acciottolati, silenzi antichi. Ma ogni ottobre, questo equilibrio quieto viene scosso dal profumo dolce delle giuggiole e dai colori vivaci della festa più antica e simbolica del borgo: la Festa delle Giuggiole, che oggi, 12 ottobre 2025, vive la sua 45ª edizione.

Ma da dove nasce questa tradizione? Qual è il legame tra un piccolo frutto e uno dei borghi medievali più suggestivi d’Italia?

Un frutto "poetico", caro alla memoria contadina

La giuggiola è il frutto del giuggiolo (Ziziphus jujuba), un albero di origini orientali che nei secoli ha trovato dimora anche in Italia, in particolare nei terreni ben drenati e soleggiati dei Colli Euganei. La sua presenza ad Arquà Petrarca è antica, coltivata nei cortili e nei giardini sin dal Medioevo, apprezzata per la sua resistenza e per il suo sapore unico, che evolve dalla croccantezza iniziale alla dolcezza caramellata delle bacche mature.

Nel mondo contadino veneto, la giuggiola era un frutto prezioso: veniva essiccata, sciroppata, trasformata in infusi o conservata nel vino dolce, dando origine a preparazioni tradizionali che si tramandavano da generazioni. Il più celebre tra tutti? Il famoso "brodo di giuggiole", liquore denso, aromatico, quasi leggendario, oggi divenuto simbolo stesso della festa.

Perché "andar in brodo di giuggiole"?

L’espressione “andare in brodo di giuggiole” è oggi sinonimo di felicità e godimento assoluto. E non è un caso. Nei tempi passati, il brodo di giuggiole era una rarità, un lusso dolcissimo che si preparava solo in occasioni speciali. Offrirlo era un gesto di grande ospitalità, riceverlo un privilegio.

L’origine dell’espressione si perde nel tempo, ma con ogni probabilità nasce proprio in contesti come quelli di Arquà Petrarca, dove le giuggiole erano davvero sinonimo di festa, abbondanza e accoglienza.

Una festa "inventata" per difendere l’identità

La Festa delle Giuggiole nasce ufficialmente nel 1979, su iniziativa della Pro Loco di Arquà Petrarca, come manifestazione per valorizzare i prodotti locali e rilanciare l’immagine del borgo. In un’epoca in cui molti centri storici venivano trascurati e abbandonati, Arquà scelse di puntare sulle proprie radici.

E le giuggiole furono il punto di partenza perfetto: autentiche, quasi dimenticate, ma profondamente legate alla memoria del luogo.

Nel corso degli anni la festa è cresciuta: da semplice sagra rurale si è trasformata in un vero e proprio evento culturale. Il borgo si veste di Medioevo, con figuranti in costume, tamburini, antichi mestieri, spettacoli di falconeria e mercatini artigianali. Una celebrazione non solo del frutto, ma della storia stessa di Arquà Petrarca.

Il legame con Petrarca

Anche Francesco Petrarca, che trascorse qui gli ultimi anni della sua vita (dal 1370 al 1374), ha lasciato un’impronta indelebile sul borgo. E sebbene non esistano fonti dirette che lo ritraggano intento a mangiare giuggiole, è quasi inevitabile immaginare il poeta seduto nel suo giardino, circondato da piante di giuggiolo.

Oggi, la Casa del Petrarca e la sua tomba monumentale in marmo rosso sono tappe obbligate per i visitatori durante la festa. Visitare Arquà in questi giorni significa immergersi in un tempo sospeso, in cui la dolcezza del frutto si intreccia alla dolcezza della parola poetica.

Un patrimonio vivo

Oggi, la Festa delle Giuggiole è molto più di una festa di paese. È una celebrazione dell’identità di Arquà Petrarca, un modo per tramandare storie, sapori, saperi. La giuggiola è diventata il simbolo della resistenza dolce di un borgo che ha scelto di non dimenticare.

E mentre le strade si riempiono di turisti, profumi antichi e musica medievale, Arquà racconta ancora una volta — tra un panino alla porchetta e un sorso di brodo di giuggiole — una storia che parla di radici, cultura e orgoglio locale.

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