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12.10.2025 - 14:28
Fonte: Facebook Università di Padova
Chiunque metta piede a Venezia, prima o poi incrocia il suo sguardo. Possente, fiero, con le ali spiegate e un libro sotto la zampa. È il leone alato di San Marco, icona incontrastata della città lagunare, e uno dei simboli più riconoscibili del mondo. Ma cosa rappresenta davvero? E perché proprio un leone?
Dietro questa figura non si cela solo un simbolo religioso, ma l’intera identità della Serenissima Repubblica di Venezia: il suo potere, la sua fede, la sua cultura e perfino la sua diplomazia.
Il leone alato è da secoli l’emblema di San Marco Evangelista, patrono di Venezia. Secondo la tradizione cristiana, ogni evangelista è associato a un essere simbolico tratto dalla visione del profeta Ezechiele e dell’Apocalisse: un uomo (Matteo), un leone (Marco), un bue (Luca) e un’aquila (Giovanni).
Il leone, nella simbologia cristiana, rappresenta forza, coraggio e regalità, ma anche la voce possente del deserto che “ruggisce” per annunciare il Vangelo. San Marco, che apre il suo Vangelo parlando di “una voce che grida nel deserto”, fu così associato a questo potente animale.
La storia cambia nel 828 d.C., quando due mercanti veneziani trafugarono le spoglie di San Marco da Alessandria d’Egitto per portarle a Venezia. Il corpo dell’evangelista venne accolto con solennità e sepolto nella nuova basilica a lui dedicata, trasformando Marco nel nuovo protettore ufficiale della città, al posto di San Teodoro.
Da quel momento, il leone alato divenne non solo il simbolo spirituale della Repubblica, ma anche strumento di legittimazione politica. Esso compariva ovunque: sugli stendardi, sui palazzi pubblici, sulle monete, nei porti e perfino nei territori conquistati da Venezia, dalla Grecia al Mar Adriatico.
Uno degli aspetti più affascinanti del leone veneziano è la sua duplice iconografia:
Con il libro aperto: rappresenta la pace. Sul libro è spesso riportata la frase latina Pax tibi Marce evangelista meus (“Pace a te, Marco mio evangelista”), tradizionalmente ritenuta l’apparizione dell’angelo a San Marco sulle lagune.
Con la spada sguainata e il libro chiuso: simbolizza lo stato di guerra. Il leone guerriero era usato nei territori dove Venezia combatteva o difendeva i suoi interessi.
In entrambi i casi, il messaggio era chiaro: la Serenissima è sotto la protezione diretta del santo evangelista, ed è al tempo stesso portatrice di cultura e giustizia, ma pronta a difendere con le armi la propria sovranità.
Oggi il leone di Venezia si trova ovunque. La sua immagine è stata scolpita, dipinta, fusa e incisa in decine di varianti nel corso dei secoli. Si trova sulle facciate dei palazzi veneziani, come la Loggia del Campanile di San Marco, ma anche in luoghi lontanissimi: a Rodi, a Corfù, a Cipro, in Dalmazia, fino a Creta, isole e territori un tempo parte della Repubblica.
Spesso lo si vede in piedi, rampante, o seduto. A volte tiene la zampa sul libro, altre volte lo sorregge tra le ali. Ci sono leoni con sguardo severo e altri dallo stile più quasi fiabesco, a seconda del periodo e del luogo. Ma tutti comunicano una continuità visiva e simbolica del potere veneziano.
Dopo la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797, il leone alato fu rimosso da molti edifici pubblici da Napoleone e successivamente dagli austriaci.
Nel 1866, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, il simbolo tornò a rivivere anche ufficialmente. Oggi è al centro della bandiera del Veneto, dove campeggia fiero davanti alle montagne, al mare e alla pianura. È anche il logo della città di Venezia, e un’icona identitaria profondissima per i veneziani e per tutti i veneti.
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