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Polemica sulle elezioni

Via i seggi dalle scuole trevigiane il 23 e 24 novembre: l'appello di Gigi Calesso

L'esponente della Lista Civica di Treviso critica la scelta comunale, che sembrerebbe ignorare l’esempio di altri Comuni veneti e italiani

Foto di repertorio

Foto di repertorio

Le prossime elezioni regionali del 23 e 24 novembre ripropongono a Treviso il problema dell’interruzione delle lezioni a causa dell’installazione dei seggi elettorali nelle scuole primarie e secondarie di primo grado.

Negli ultimi anni diversi Comuni italiani hanno scelto di ridurre o eliminare questo disagio, spostando i seggi in sedi alternative come palestre, centri civici o locali comunali. In occasione delle elezioni regionali del 2020, ad esempio, 471 Comuni in tutta Italia avevano individuato soluzioni diverse dalle aule scolastiche, per un totale di 1.471 sezioni elettorali trasferite. Anche città come Padova, Pordenone e Bergamo, oltre a centri più piccoli della provincia di Treviso — Cimadolmo, Mareno di Piave, Miane, Motta di Livenza, Ponte di Piave, Sarmede e Zero Branco — avevano adottato questa scelta.

Nel 2021 furono 121 i Comuni che evitarono l’interruzione delle lezioni durante le elezioni comunali, permettendo a circa 30.000 alunni di continuare regolarmente le attività didattiche. E nel 2023, in occasione delle elezioni regionali lombarde, 147 Comuni su 1.502, tra cui ancora Bergamo, decisero di non utilizzare le scuole come sede dei seggi.

A Treviso, invece, la situazione resta invariata. Come segnala Gigi Calesso, esponente di Coalizione Civica per Treviso, “l’amministrazione comunale ha rinunciato anche questa volta alla possibilità di ridurre il disagio per i bambini trevigiani, mantenendo la quasi totalità dei seggi all’interno delle scuole”.

Dall’elenco ufficiale risulta infatti che 73 sezioni su 77 saranno collocate in istituti scolastici, con le restanti quattro distribuite tra ospedale e case di riposo ISRAA.

“Non mi risulta – aggiunge Calesso – che siano state valutate le possibilità esistenti per limitare l’uso delle scuole, magari trasferendo alcuni seggi in spazi pubblici disponibili, come centri civici o palestre accessibili dall’esterno”.

Secondo Calesso, “locali pubblici idonei non mancano: sarebbe stato possibile, come hanno fatto altri Comuni grandi e piccoli, trovare una soluzione ragionevole anche per Treviso”.

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