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Belluno, la Transizione di Genere tra Servizi Insufficienti e Necessità di Supporto per la Comunità LGBTQ+

Il collettivo Reverse denuncia gravi carenze nell’Usl 1 Dolomiti:

Belluno, la Transizione di Genere tra Servizi Insufficienti e Necessità di Supporto per la Comunità LGBTQ+

A Belluno la mancanza di servizi specifici per la comunità transgender e una preparazione insufficiente del personale sanitario sulle tematiche di orientamento sessuale e di genere sono all’origine di crescenti difficoltà per chi affronta un percorso di transizione di genere. A denunciarlo sono attivisti e interessati, che sottolineano come l’Usl 1 Dolomiti sia ancora indietro rispetto alle esigenze di questo segmento della popolazione.

Secondo quanto riferito da Valentina Reolon, attivista del collettivo «Reverse», l’azienda sanitaria locale non dispone dei servizi di base indispensabili, primo fra tutti il sostegno psicologico durante il percorso di affermazione di genere. Questa carenza costringe molte persone transgender residenti nella provincia, quasi una ventina, a rivolgersi a strutture di altre città come Padova, Verona e Trieste, dove esistono centri specializzati e personale preparato.

L’Usl 1 Dolomiti, interpellata sull’argomento, ha di fatto rimandato ogni riferimento all’Usl di Padova, che ospita il Centro di riferimento regionale per l’incongruenza di genere (Crrig), diretto dal professor Andrea Garolla. Quest’ultimo ha evidenziato come a Belluno, pur essendoci un carcere con sezione transgender, manchi un punto di riferimento per la comunità transgender, una lacuna che pesa notevolmente sulla qualità dell’assistenza.

Anche la mancanza di un endocrinologo esperto nella transizione è un problema irrisolto nel capoluogo bellunese. Jonny ha inoltre riferito che non è possibile accedere a visite ginecologiche con codice fiscale maschile e che, per eseguire interventi come la mastectomia, si è dovuto rivolgere all’estero, in Spagna. Nel sistema sanitario italiano, in città come Trieste, le liste di attesa per questo tipo di prestazioni possono arrivare fino a quattro anni, con costi e tempi che risultano proibitivi soprattutto per i minori.

Alla luce di queste difficoltà, è stato proposto l’attivazione di uno sportello, anche di tipo occasionale, che possa garantire un primo supporto con professionisti esperti, magari provenienti dall’équipe di Padova. Una soluzione minima, ma necessaria, per non lasciare sole le persone transgender della provincia nel loro difficile percorso.

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