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18.10.2025 - 10:00
Foto di repertorio
Il Veneto è una terra di sapori, tradizioni e ricette che affondano le radici in secoli di storia contadina, marinara e montanara. Ma oltre ai classici risotti, al baccalà alla vicentina o ai bigoli in salsa, esiste un universo di piatti che oggi fanno sorridere i più curiosi e inorridire i più schizzinosi. Alcuni sono vere rarità gastronomiche, altri si stanno lentamente perdendo, ma tutti raccontano qualcosa di profondo sull’identità del territorio. Ecco una carrellata dei cibi veneti più “strani” che forse non hai mai avuto il coraggio (o la fortuna) di provare.
La sopa coada di Treviso, nonostante il nome, non è affatto una zuppa. È una sorta di pasticcio a base di piccione, pane raffermo e brodo, cotto lentamente al forno. Un tempo piatto delle grandi occasioni contadine, oggi è una rarità che conquista chi ama i sapori forti e antichi.
I bigoli co’ l’arna, tipici di Padova e Vicenza, sono una pasta spessa condita con un ragù d’anatra. La carne viene cotta lentamente con aromi e vino, regalando un sugo intenso e corposo che si aggrappa perfettamente alla ruvida superficie dei bigoli.
Nel Veronese, durante il giovedì grasso, si celebra la tradizione della renga co’ la polenta: aringa salata cotta alla brace e servita con polenta fumante. Un piatto semplice, nato come cibo di penitenza prima della Quaresima, oggi diventato protagonista di sagre popolari.
Un classico della cucina veneziana, spesso snobbato, è il figà co le seole: fegato di vitello cotto con abbondante cipolla bianca e sfumato con vino bianco. Semplice all’apparenza, è un piatto che richiede tecnica e attenzione nella cottura per non risultare amaro o stopposo.
Le moeche, vere perle lagunari, sono granchi colti durante la muta, quando il guscio è ancora morbido. Vengono infarinati e fritti interi, zampette comprese. Croccanti fuori e teneri dentro, sono una prelibatezza per palati coraggiosi e portafogli generosi.
La trippa alla veneta è un comfort food che profuma di osteria. Cotta con pomodoro, cipolla e un pizzico di cannella, viene servita calda, spesso con pane tostato. È il piatto che ti scalda quando fuori piove e dentro servono sapori sinceri.
Nel Veneto orientale si trova il musetto con cren, un insaccato simile al cotechino, servito con una salsa di rafano grattugiato che pizzica il naso e risveglia l’appetito. Il contrasto tra il bollito caldo e la salsa piccante è parte integrante dell’esperienza.
Infine, i gò (ghiozzi) della laguna di Chioggia sono pesciolini bruttini ma deliziosi, perfetti per risotti dal sapore intenso di mare. Un tempo erano cibo povero dei pescatori, oggi diventano protagonista di piatti ricercati dai buongustai.
Il Veneto custodisce piatti antichi, spesso dimenticati o messi in ombra dai più celebri, ma che parlano con forza della sua anima agricola, lagunare e montana. In tempi di cucina globale e mode gastronomiche, tornare a gustare un bigolo co’ l’arna o una moeca fritta significa anche fare un viaggio nel tempo.
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