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Salta la prima di Wozzeck alla Fenice: confermato lo sciopero del 17 ottobre

Lo spettacolo sospeso per protesta sindacale. Confermate le recite successive del capolavoro di Alban Berg, in scena in versione italiana dopo oltre trent’anni

Salta la prima di Wozzeck alla Fenice: confermato lo sciopero del 17 ottobre

Foto di repertorio

Il Teatro La Fenice di Venezia annuncia la cancellazione della prima di Wozzeck di Alban Berg, prevista per venerdì 17 ottobre 2025, a causa dello sciopero proclamato dalle rappresentanze sindacali unitarie. La decisione è ufficiale: il debutto salta, ma restano confermate le successive quattro recite del 19, 21, 23 e 26 ottobre nell’ambito della Stagione Lirica e Balletto 2024–2025.

Rimborsi previsti per abbonati e acquirenti

Il teatro ha reso note le modalità di rimborso. Gli abbonati del turno A riceveranno una comunicazione personalizzata per il recupero o il rimborso del rateo; per chi ha acquistato online, il rimborso avverrà automaticamente. Gli acquirenti che hanno comprato tramite biglietterie o per telefono verranno contattati direttamente per completare la procedura tramite bonifico.

Un ritorno atteso da oltre trent’anni

La nuova produzione di Wozzeck segna il ritorno dell’opera a Venezia dopo 33 anni (ultimo allestimento 1992). Regia: Valentino Villa; scene: Massimo Checchetto; costumi: Elena Cicorella; disegno luci: Pasquale Mari. Sul podio Markus Stenz, con Roberto de Candia nel ruolo del protagonista e Lidia Fridman in quello di Maria. La versione italiana è quella curata da Alberto Mantelli, eseguita per la prima volta nel 1942 al Teatro dell’Opera di Roma, con Tito Gobbi e Tullio Serafin.

Le parole parlano”: un’opera dove il testo è musica

“La scelta della versione italiana è straordinaria dal punto di vista artistico – ha dichiarato Markus Stenz. In Wozzeck, le parole sono centrali: parlano davvero”. L’opera, in tre atti su libretto dello stesso Berg ispirato al dramma incompiuto di Georg Büchner, debuttò a Berlino il 14 dicembre 1925. Con una narrazione frammentata, quasi cinematografica, l’opera esplora temi come il militarismo, lo sfruttamento sociale e la disumanizzazione, incastonati in una tragica vicenda di amore, follia e morte.

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