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Cultura
23.10.2025 - 05:44
Antonio Mazzanti
S’intitola Nebbia il libro d’esordio del giovane poeta Antonio Mazzanti, che a soli 22 anni è approdato sugli scaffali delle librerie di tutta Italia e negli store online. Originario di Cadoneghe, Mazzanti ha vissuto tra il Veneto e Roma, dove si è trasferito dopo la maturità. Proprio nella capitale ha lavorato come educatore nelle scuole elementari e medie di periferia, seguendo bambini e ragazzi con disabilità e provenienti da contesti sociali difficili. Attualmente vive a Torino, dove frequenta il corso universitario di scrittura della prestigiosa Scuola Holden, fondata da Alessandro Baricco.
Pubblicato dalla casa editrice La Vita Felice di Milano, Nebbia è una raccolta di poesie che parla della vita in tutte le sue sfumature, attraversando il dolore e l’angoscia ma anche la risata liberatoria e lo scherno.
Lo descrive così lo scrittore Giorgio Ghirotti, che ha curato la prefazione del volume:
"State per iniziare a leggere il libro di esordio di un giovane poeta – scrive – Giovane non secondo i parametri italiani, che vorrebbero la giovinezza protratta il più possibile per marketing editoriale o, anche fuori dall’ambito letterario, per sollevare la fetta più vitale della popolazione dalle sue responsabilità storiche (e, dunque, anche artistiche), delegittimandola. Antonio Mazzanti giovane lo è davvero".
Fin da bambino, Mazzanti ha fatto della scrittura la sua compagna più intima, scegliendo la strada coraggiosa della poesia per parlare di sé e del mondo con gli occhi apparentemente distaccati dello scrittore, ma con tutto il calore e l’emotività del poeta.
Tra i versi di Nebbia prendono vita figure che nella società contemporanea restano troppo spesso ai margini: migranti, anziani ricoverati nelle case di riposo, malati psichiatrici, persone affette da dipendenze. Ma c’è spazio anche per personaggi come il fruttarolo e il lustrascarpe, che raccontano una Roma viva e autentica, anche attraverso il suo dialetto.
Lo stesso autore spiega così il cuore del suo lavoro: “L’idea generale è quella di trasmettere la fragilità delle vite comuni, il dolore sociale e civile. Cerca di illuminare ciò che la società tende ad ignorare”. Un intento che si riflette nei temi, ma anche nello sguardo con cui l’autore sceglie di raccontare la vita: “Nebbia racconta che vivere significa smarrirsi, accogliendo l’incertezza come una forma necessaria di verità”.
Nelle prossime settimane il libro sarà presentato al pubblico con una serie di incontri a Roma e Torino.
Giulia Turato
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