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22.10.2025 - 12:34
Foto di repertorio
Mangiare bene non è solo una questione di calorie o bilanciamento tra grassi, carboidrati e proteine. Secondo una ricerca internazionale guidata dall’Università di Padova, pubblicata su Advances in Nutrition, ciò che assumiamo con il cibo può dialogare direttamente con il nostro DNA, modificando l’espressione genica attraverso meccanismi epigenetici. Il risultato? Un potenziale effetto benefico sulla salute e sull’invecchiamento.
Lo studio – dal titolo A Systematic Review of Food-Derived DNA Methyltransferase Modulators – è stato coordinato da Sofia Pavanello, docente del Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica dell’Università di Padova, e rappresenta una delle prime sintesi sistematiche dedicate al legame tra alimenti e metilazione del DNA, un processo epigenetico cruciale per la regolazione dell’attività dei geni.
Secondo i ricercatori, alcuni alimenti – come frutta, verdura, tè verde, curcuma, broccoli e molte altre fonti vegetali – contengono molecole in grado di modulare l’attività degli enzimi DNMT, che a loro volta influenzano la metilazione del DNA. Questo tipo di modulazione è stata associata a effetti protettivi contro malattie croniche come tumori, patologie cardiovascolari e neurodegenerative.
«Il nostro lavoro dimostra che i nutrienti epigenetici possono essere considerati alla stregua di veri e propri “farmaci naturali”, capaci di agire sulla regolazione genica e di promuovere un invecchiamento più sano», spiega la professoressa Pavanello.
La ricerca non solo conferma l'importanza di una dieta sana, ma apre anche nuove prospettive per la nutrizione personalizzata, basata sul profilo genetico ed epigenetico individuale. In futuro, potrebbe diventare possibile “prescrivere” determinati cibi come strumenti di prevenzione, o addirittura di trattamento, in base alle caratteristiche molecolari della persona.
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