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Curiosità
23.10.2025 - 18:42
Foto di repertorio
Halloween, festa ormai globale, affonda le radici in riti molto più antichi, spesso legati al mondo contadino e alle credenze popolari. Anche in Veneto, terra di leggende e racconti notturni, sopravvivono detti e usanze che ricordano la notte tra i vivi e i morti, quando — come si diceva un tempo — “le ànime torna fora”.
Ecco tre modi di dire veneti che, tra ironia e superstizione, evocano lo spirito più autentico di questa ricorrenza.
1. “A Santi e Morti, zuche e porti.”
Un proverbio diffuso tra le campagne del Padovano e del Trevigiano, che invita a prepararsi all’inverno decorando (o svuotando) le zucche, simbolo di abbondanza ma anche di protezione contro gli spiriti erranti.
2. “Chi va fora la note dei Morti, o l’è mat o l’è mort.”
Un detto popolare che suona come un avvertimento: la notte tra l’1 e il 2 novembre, secondo la tradizione, non si doveva uscire di casa perché le anime dei defunti tornavano a visitare i luoghi dove avevano vissuto. Un richiamo alle stesse paure e suggestioni che oggi fanno da sfondo ad Halloween.
3. “Zuca vota, testa sciòca.”
Espressione colorita, usata ancora oggi per prendere in giro chi agisce senza riflettere. Ma il riferimento alla “zucca vuota” non è casuale: anticamente, si credeva che i gusci di zucca illuminati servissero ad allontanare le anime confuse e i folletti dispettosi.
Questi detti, tramandati di generazione in generazione, testimoniano come anche il Veneto — ben prima dell’arrivo delle maschere americane — avesse già le sue leggende, superstizioni e rituali legati alla notte dei morti.
Una memoria popolare che oggi, tra ironia e nostalgia, continua a vivere tra dialetto, folklore e la luce tremolante delle “zuche de Santi”.
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