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Attualità
24.10.2025 - 14:00
Foto di repertorio
Otto giovani atleti e atlete trevigiani, con un’età media di 15 anni e affetti da sindrome del QT lungo (LQTS), hanno finalmente potuto tornare a praticare sport agonistico grazie a un programma clinico innovativo sviluppato dal Centro Regionale di Medicina dello Sport di Treviso. Si tratta di un risultato senza precedenti in Italia per chi convive con questa rara patologia cardiaca genetica, fino a poco tempo fa considerata incompatibile con l’attività sportiva intensa.
La sindrome del QT lungo colpisce circa una persona ogni 2.000 e altera il sistema elettrico del cuore, aumentando il rischio di aritmie, svenimenti e, nei casi più gravi, morte improvvisa. La diagnosi è spesso complessa, in quanto molti giovani possono presentare un elettrocardiogramma apparentemente normale a riposo.
Il gruppo di lavoro del Centro di Treviso ha identificato un nuovo parametro elettrocardiografico, la cosiddetta “TP-fusion”, che evidenzia la fusione tra l’onda T e l’onda P durante lo sforzo fisico. La scoperta, realizzata in collaborazione con il prof. Peter Schwartz di Milano, è stata pubblicata su una rivista europea di cardiologia e ha ricevuto ampio riconoscimento nazionale e internazionale.
Grazie a questa innovazione e a protocolli di monitoraggio intensivi, il Centro ha potuto valutare in sicurezza la possibilità di ripresa dell’attività agonistica per pazienti selezionati, con forme lievi della malattia e parametri elettrici stabili, sempre sotto stretto controllo clinico. Il gruppo di otto giovani – cinque ragazze e tre ragazzi – è ora inserito in un programma di osservazione continua, che garantisce sorveglianza medica costante e adattamenti personalizzati all’attività sportiva.
Il progetto è stato selezionato tra le migliori ricerche scientifiche al Congresso Nazionale di Cardiologia dello Sport di Carpi, ottenendo un riconoscimento per l’innovazione clinica e il valore umano del lavoro. Lo studio conferma il ruolo del Centro Regionale di Medicina dello Sport di Treviso come punto di riferimento nazionale nella tutela e nella ripresa dell’attività fisica dei giovani con cardiopatie genetiche.
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