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Industria veneta

Il manifatturiero del Veneto resiste alle incertezze del futuro: +1,2% nel terzo trimestre

Nonostante la debolezza degli ordini e il mercato fermo, tessile, metalli, marmo e alimentare spingono l’economia regionale

Mercato incerto

Mercato incerto

Anche in un periodo segnato da incertezze economiche a livello internazionale, l’industria veneta conferma una certa capacità di resilienza. Secondo l’analisi di Unioncamere Veneto, che ha preso in esame circa 2.000 imprese con almeno 10 addetti, il comparto manifatturiero della regione ha registrato nel terzo trimestre del 2025 un incremento della produzione dell’1,2% rispetto ai mesi precedenti.

Su base annua, il dato è positivo (+1,6%), pur se inferiore ai livelli di crescita del 2024, anno già difficile per alcuni settori chiave della regione. Gli ordini, però, mostrano segnali contrastanti: quelli interni crescono di poco (+1%), mentre gli ordinativi dall’estero calano leggermente (-0,5%). Un quadro che lascia intravedere una fase di stagnazione più che di vera crescita.

L’andamento tra luglio e settembre è stato eterogeneo. Bene il tessile e abbigliamento (+4,9%), i metalli e prodotti in metallo (+3,2%), il marmo, vetro e ceramica (+2,4%) e l’alimentare e bevande (+2,4%). Crescite più contenute per macchine e apparecchi meccanici (+1,6%) e macchine elettriche ed elettroniche (+0,8%), mentre gomma e plastica resta stabile (+0,1%). In calo carta e stampa (-3,8%), legno e mobile (-3%) e mezzi di trasporto (-2%). Il grado di utilizzo degli impianti si mantiene al 69%, simile alla media dei trimestri precedenti.

Il fatturato delle imprese venete cresce dell’1,7% rispetto allo scorso anno, con il tessile e abbigliamento (+5,3%) e le macchine meccaniche (+3,8%) in testa, mentre legno e mobile (-3,4%), carta e stampa (-2,6%) e mezzi di trasporto (-1,6%) mostrano risultati negativi.

Le previsioni degli imprenditori per gli ultimi mesi del 2025 restano ottimistiche. Secondo l’Economic Sentiment Indicator della Commissione europea, la fiducia è in aumento, con il 45% delle imprese che si aspetta un incremento della produzione, il 36% prevede stabilità e solo il 19% teme una flessione.

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