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Capodanno: la scelta di viverlo senza festeggiare

Tra silenzi scelti, rifiuto delle aspettative e bisogno di normalità

Capodanno: la scelta di viverlo senza festeggiare

Foto di repertorio

Non tutti aspettano la mezzanotte con entusiasmo. Per una parte crescente di persone, Capodanno non è una festa, ma una data da attraversare con discrezione. Nessun conto alla rovescia, nessun brindisi collettivo: solo il desiderio di normalità, o semplicemente di quiete, in una notte che per molti altri è carica di aspettative.

C’è chi non festeggia per stanchezza emotiva. La fine dell’anno porta con sé bilanci, confronti, promesse non mantenute. L’idea di dover celebrare a tutti i costi un “nuovo inizio” può trasformarsi in una pressione difficile da sostenere. In questi casi, scegliere di non partecipare diventa una forma di autodifesa.

Per altri, è una scelta consapevole. Capodanno viene percepito come un rito ripetitivo, spesso svuotato di significato. Stesse frasi, stessi gesti, stessi brindisi. Rinunciare alla festa è un modo per sottrarsi a una liturgia sentita come automatica e poco autentica.

C’è poi chi vive Capodanno come un giorno qualunque per ragioni molto concrete: lavoro, salute, solitudine. Non tutti hanno la possibilità o la voglia di riunirsi. Per qualcuno, il 31 dicembre è semplicemente una sera come le altre, da trascorrere in casa, magari davanti a un film o a un libro, senza il bisogno di attribuirle un valore speciale.

Negli ultimi anni, anche complice il cambiamento degli stili di vita, si è fatta strada una nuova idea di fine anno: meno festa, più intimità. Restare a casa, spegnere il telefono, andare a dormire presto o fare una passeggiata notturna sono diventate alternative legittime al cenone e alla musica ad alto volume.

Non festeggiare non significa rifiutare il futuro o chiudersi alla speranza. Al contrario, per molti è un modo per ridimensionare le aspettative e affrontare il nuovo anno senza proclami. Un inizio più silenzioso, forse meno spettacolare, ma più aderente al proprio sentire.

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