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Export in rallentamento tra Treviso e Belluno: l’America frena, l’industria prova a resistere

Nei primi nove mesi del 2025 calano le vendite all’estero di mobili e occhiali.

Export in rallentamento tra Treviso e Belluno: l’America frena, l’industria prova a resistere

Foto di repertorio

La corsa dell’export nel Nord-Est rallenta e anche due territori storicamente votati ai mercati internazionali come Treviso e Belluno devono fare i conti con una battuta d’arresto. Nei primi tre trimestri del 2025 le esportazioni registrano un calo dell’1,2% per la Marca trevigiana e dello 0,4% per il Bellunese, un segnale che conferma un quadro di crescente incertezza per l’economia manifatturiera locale.

A pesare in modo particolare è la frenata della domanda proveniente dagli Stati Uniti. Le barriere tariffarie introdotte oltreoceano hanno colpito soprattutto il comparto del mobile, uno dei pilastri dell’export trevigiano, che negli ultimi mesi ha visto ridursi sensibilmente gli ordinativi. Una difficoltà che si inserisce in un contesto internazionale segnato da tensioni commerciali e da una maggiore prudenza dei consumatori.

Non mancano però le note positive. Il settore dei macchinari dimostra una buona capacità di tenuta, con una crescita complessiva attorno al 2%, confermando la competitività tecnologica delle imprese del territorio. Anche l’agroalimentare mostra segnali di vitalità, sostenuto dalla qualità delle produzioni e dalla forza dei marchi locali. Le esportazioni di Prosecco verso gli Stati Uniti, in particolare, riescono a mantenere un lieve segno positivo, nonostante il clima meno favorevole.

Nel Bellunese il quadro appare più contrastato. Alla crisi persistente dell’occhialeria, settore simbolo della provincia, si affianca il deciso balzo in avanti della filiera del freddo, trainata da componentistica elettronica e sensori ad alto contenuto tecnologico. Un dualismo che racconta un’economia in trasformazione, capace di reinventarsi ma ancora esposta alle oscillazioni dei mercati globali.

Di fronte a questo scenario, cresce l’attenzione verso nuove aree di sbocco. Sempre più imprese guardano al Sud-Est asiatico come possibile alternativa agli Stati Uniti, puntando su mercati in espansione e su una domanda in crescita per prodotti industriali e alimentari di qualità.

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