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30.12.2025 - 09:13
Foto di repertorio
L’Italia rafforza il proprio ruolo di capofila nella tutela dei consumatori e nella trasparenza alimentare. La proroga dei decreti sull’etichettatura d’origine, estesa fino al 31 dicembre 2026, viene accolta con favore da Coldiretti, che parla di una conferma concreta della leadership italiana in materia di sicurezza e informazione sui prodotti alimentari.
Il provvedimento, varato dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida insieme ai ministri delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e della Salute Orazio Schillaci, prolunga il regime sperimentale che impone l’indicazione in etichetta della provenienza dell’ingrediente primario per alimenti simbolo della dieta italiana: pasta, riso, pomodoro, carni suine trasformate, latte e prodotti lattiero-caseari.
«Si tratta di una misura fondamentale – sottolinea Coldiretti Vicenza – che rafforza il diritto dei cittadini a sapere cosa portano in tavola e tutela al tempo stesso il lavoro degli agricoltori». L’etichettatura obbligatoria è infatti una delle storiche battaglie dell’organizzazione agricola, che ha sempre puntato sulla tracciabilità come strumento di garanzia per i consumatori e di valorizzazione delle produzioni nazionali.
Grazie a questo percorso, oggi l’indicazione dell’origine riguarda circa l’80% della spesa alimentare degli italiani. Un risultato che, per Coldiretti, rappresenta una base solida da cui ripartire per una nuova sfida, questa volta a livello europeo.
L’obiettivo è estendere l’obbligo dell’origine a tutti i prodotti alimentari commercializzati nell’Unione europea. In questa direzione va la proposta di legge di iniziativa popolare europea promossa da Coldiretti, pensata per colmare le lacune dell’attuale normativa comunitaria. «Solo regole chiare e uniformi – evidenzia l’associazione – possono fermare l’inganno dei prodotti stranieri spacciati per Made in Italy», un fenomeno reso possibile dalle falle del codice doganale europeo, che consente l’“italianizzazione” degli alimenti anche dopo trasformazioni minime effettuate nel nostro Paese.
A confermare quanto il tema sia sentito dai cittadini arrivano i dati dell’ultimo rapporto Coldiretti/Censis: il 87% dei consumatori apprezza l’italianità dei prodotti alimentari, considerandola una garanzia di qualità e sicurezza, ed è disposto a spendere qualcosa in più pur di averla. Una sensibilità che coinvolge anche oltre l’85% delle famiglie con redditi più bassi, per le quali qualità, salubrità e trasparenza restano valori irrinunciabili anche nei momenti di maggiore difficoltà economica.
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