Ma al titolo si candidano anche Rimini, Pesaro, Ascoli, Lucca, Viareggio, Saluzzo e Capri. Per ora
La Rotonda palladiana, in una splendida foto di Marc Buhrow. Il nome di Palladio è la carta migiore che può giocare la città nella sua corsa a capitale della cultura
Vicenza si candida a capitale italiana della cultura nel 2024. Parte la sfida del capoluogo berico - dice una nota del Comune - dopo la proposta presentata da Caterina Soprana, presidente della commissione Cultura e consigliera comunale del gruppo di maggioranza “Idea Vicenza”, attraverso un ordine del giorno durante l’ultima seduta consiliare. Lo stesso primo cittadino lo aveva fatto ritirare in cambio della promessa di portarla avanti personalmente, tanto che per la realizzazione del progetto c’è già un primo impegno di spesa concreto di 50.000 euro netti.
"Quello che conta non è la data, ma la volontà di concorrere. Vicenza deve diventare competitiva"
Francesco Rucco, sindaco di Vicenza dal 2018 e presidente della Provincia
“Quello che conta – afferma il sindaco Francesco Rucco – non è la data ufficiale del bando, quanto la ferma volontà di concorrere, preparando la nostra Vicenza ad essere competitiva per affrontare una sfida così importante. L’iniziativa denominata “Vicenza città bellissima” è partita poco meno di un anno fa, con la consapevolezza che il suo compito primario era quello di gettare le basi per un obiettivo importante e a lungo termine. Tutto il progetto si fonda sul denominatore comune della condivisione con le forze della città, nel tentativo di costruire un percorso insieme, unendo potenzialità e competenze per puntare ad un traguardo ambizioso, nella consapevolezza che Vicenza ha le carte in regola per poter competere ai massimi livelli”.
Il traguardo è fissato al 2024 dopo la rimodulazione del calendario dovuto all’emergenza Covid, che ha determinato il prolungamento della “capitale in carica” Parma per tutto il 2021 e la designazione d’ufficio di Bergamo e Brescia per il 2023, in segno di riscatto dalla terribile esperienza pandemica vissuta lo scorso anno dalle due città. Per il 2022, com’è noto, la procedura del bando era già avviata e si è aggiudicata il titolo Procida, mentre fra le città venete è arrivata in finale Pieve di Soligo.
"La nostra bandiera sarà Vicenza città bellissima. Entro maggio sarà noto anche il Comitato di indirizzo e la governance del progetto"
Un'immagine aerea e inconsueta di Vicenza, scattata da Luca Mancini
Per Vicenza “La città è stata coinvolta in modo capillare fin da subito – aggiunge il sindaco Rucco – avviando un dialogo sui temi e i focus principali. Abbiamo riunito il mondo della cultura, dell’arte e dell’architettura, quello della formazione e dell’impresa e quello del turismo, per cercare di studiare e pianificare i passaggi chiave per il rilancio culturale e turistico della città dopo la drammatica esperienza del covid. Da questa condivisione sono nati i primi obiettivi: il coordinamento dell’offerta culturale, la realizzazione di un marchio città che riassuma i tratti identitari di Vicenza e l’individuazione di un progetto di rigenerazione urbana che sia volano di rilancio culturale e turistico. Da questa stessa condivisione nasce la volontà di far convergere questi obiettivi verso una meta più ambiziosa, da perseguire insieme e che abbiamo identificato nella candidatura a
Capitale italiana della cultura.
L'ultima capitale della cultura, Procida, è uscita da una corsa alla quale hanno partecipato 28 città italiane
Il progressivo confronto con le associazioni, le istituzioni e i vari esponenti delle categorie dovrà, da oggi in poi, non solo continuare, ma anche approfondirsi e portare nuove idee, perché la mission di Città bellissima è, e deve essere in primis, una nuova capacità di fare sistema. La decisione di concorrere per un traguardo così ambizioso scaturisce quindi da un sentire e da una volontà comuni, maturati passo dopo passo e che finalmente prende forma concreta”.
Entro la fine di maggio saranno annunciati sia la governance di progetto che il comitato di indirizzo, così come il programma e il piano industriale che porterà alla redazione del dossier di candidatura.
“Il progetto di candidatura – precisa Rucco – non è da intendersi come un traguardo fine a sé stesso, bensì come una preziosa opportunità per mettere a punto un nuovo percorso e tracciare una strada per il futuro della nostra città. Un risultato concreto e perseguibile al di là dell’esito del Bando”.
Quattro (o cinque) riflessioni su un traguardo che a Vicenza, se lo raggiunge, non può che fare bene
Fin qui la nota del Comune. Ci sono da aggiungere alcune considerazioni.
Di capitale della cultura - qualcuno pensava addirittura a una capitale europea - per Vicenza s'era parlato anche in passato, perfino in campagna elettorale tre anni fa, ed era apparso un obiettivo bipartisan, cioé condiviso da destra e sinistra in Comune. Ci fu una votazione unanime in Consiglio, a partire da un suggerimento in Commissione di Giovanni Rolando diventata mozione a firma di Otello Dalla Rosa. Poi non se n'è fatto più niente ed è stato un peccato perché l'obiettivo poteva essere centrato già per il 2022. Ma è inutile piangere sul latte versato: il fatto di riprendere questa idea non può che essere positivo per tanti motivi, a partire da quello turistico.
Seconda considerazione. Il sindaco ha ragione nel dire che non è importante la data e che Vicenza deve imparare a fare squadra e a darsi da fare. Giusto. Però anche i traguardi sono importanti: prima di tutto motivano e poi raggiungerli dà soddisfazione e rinsalda lo spirito civico, quello che a Vicenza è sempre latente. Quindi, per favore, cerchiamo di mantenere l'obiettivo 2024. Non perdiamoci nelle commissioni e puntiamo all'obiettivo. De Coubertin non ha mai detto che l'importante è partecipare. E' un falso storico. Allora cerchiamo di partecipare per vincere. Vicenza ne ha le possibilità.
Terzo. La gara non è semplice: nell'ultima edizione, quella che ha visto Procida trionfare, le città candidate all'inizio erano 28 che poi si sono ridotte a dieci nella finale dalle quali è spuntata la vincitrice. Quindi, se Vicenza vuole puntare al titolo ci sarà da lavorare. E parecchio. Dentro e fuori la città. Non illudiamoci. Per riuscire a spuntarla, Vicenza deve affidarsi a persone competenti, che abbiano sguardo strategico e capacità di contatti: servono manager della cultura e non storici dell'arte, anche se siamo la città del Palladio.
Quarta considerazione. Già adesso, naturalmente Vicenza non è la sola ad avere questa ambizione: nella lista dei candidati al titolo di "capitale italiana della cultura" ci sono già altre città e per alcune di queste, per esempio Rimini, l'iter è piuttosto avanzato.
A concorrere al titolo c'è appunto da Rimini, in nome del regista Federico Fellini, che è impegnata in un quasi derby con la vicina Pesaro-Urbino, che concorre giocando la carta di Gioacchino Rossini. Nelle Marche, però, c'è anche Ascoli che ha questa ambizione. Così come non mancano candidature che spuntano anche sull'altro mare, vale a dire il Tirreno: sia Lucca che Viareggio, infatti, hanno avuto la stessa idea, ed entrambe in nome di Pietro Mascagni. Più che un derby, in questo caso, appare una lotta fratricida. Anche la piemontese Saluzzo punta al titolo del 2024: vuole presentarsi come capitale internazionale del Monviso, in un afflato che coinvolge anche le francesi Queyras e Ubaye oltreché la provincia granda, com'è denominata Cuneo. Tra le altre candidature, da segnalare quella dell'isola di Capri che è stata annunciata in prima persona dallo stesso sindaco. Il parterre, dunque, è già nutrito e lo sarà ancora di più mano a mano che passano le settimane.
Quinta riflessione. Infine, una parola sul claim, come lo chiamerebbero i pubblicitari: Vicenza città bellissima. Sarebbe stato meglio qualcosa di più efficace all'esterno, che focalizzasse subito l'interesse, per esempio: Vicenza città di Palladio. Quello scelto, comunque, è il titolo di una mostra del 1983 allestita in Bertoliana da Franco Barbieri, quando fu portata a Vicenza per la prima e unica volta la pianta Angelica. Vicenza città bellissima più che un nome è un'immagine, rimasta nell'anima dei vicentini a quasi quarant'anni di distanza dal decennio del sindaco Antonio Corazzin. Fa piacere, almeno a me che ho scritto un libro su quegli anni, e che cerco di curare la memoria della città, vedere che qualcosa di quanto è stato fatto non si perda nella fredda memoria del chip di silicio e resta valida nei cuori a così tanto tempo di distanza. (a.d.l.)