Luciano Flor, dg della sanità veneta, risponde alle opposizioni e all'inchiesta di Report sulla gestione della pandemia in Veneto, sostenendo che "lo studio di Crisanti sui tamponi rapidi non c'era"
"Si tratta di rendere pubblico ciò che è un po’ pubblico, un po’ fantasia e un po’ distorto, perché non possiamo girare all’infinito attorno a termini parole o equivoci. La cosa riguarda il famoso studio del 21 ottobre, che io, come dg dell’azienda ospedaliera, ricevo". Si apre così la conferenza stampa del direttore generale della sanità veneta Luciano Flor, in risposta all'inchiesta di Report andata in onda ieri sera e al servizio che ha indagato su una presunta non affidabilità dei tamponi rapidi prodotti dalla casa farmaceutica Abbott. (continua a leggere dopo la gallery)
Flor: "La parola 'studio' sostituita da 'approfondimento diagnostico'"
"A seguito della mia nota, - prosegue Flor - in cui informavo che il produttore ci stava chiedendo lo studio, il 5 novembre ricevo un’ulteriore nota in cui mi viene detto che occorre chiarire, ma la parola 'studio' scompare e diventa un 'approfondimento diagnostico'. Il 10 novembre scrivo che lo studio in azienda non è mai stato chiesto, non è mai stato autorizzato e non c’è. Sempre nello stesso giorno scrivo al professor Crisanti: ‘Caro professore, in merito alla precedente nota, le comunico che presso gli uffici dell’azienda ospedale dell’univerisità di Padova non ho rinvenuto alcuna richiesta né autorizzazione di studio riguardante la valutazione dei test antigenici della ditta Abbott'".
Uno studio, quello sui tamponi rapidi, che per il dg non c'era
"Quello studio sui tamponi rapidi non c'era, - ribadisce il dg - la casa farmaceutica Abbott che produce i tamponi mi aveva chiesto quella ricerca e io ho pensato che me la chiedessero per valutare gli estremi per farci causa, e ho risposto che quello studio, che ha determinate caratteristiche scientifiche, non c'era".
Flor: "E' una vergogna"
"Io non ho fatto un favore a Crisanti, non l’ho fatto a nessuno. Lo studio non c’era - sottolinea ancora una volta Luciano Flor - e, se lo studio non c’è, io non posso certo dire altro. Se la casa farmaceutica mi chiede lo studio, io glielo devo dare e se non c’è devo dirle che non c’è. Ritengo che un’industria che vede qualificato un suo prodotto in questo modo possa anche chiedermi uno studio per verificare se ci sono gli estremi per un’azione legale". E poi ancora: "A ottobre o novembre che studio potevo dare? E questo sarebbe insabbiare la realtà? Questa si chiama vergogna". Infine, il dg della sanità veneta ha escluso quindi di volersi dimettersi.
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