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Nek Monselice: un mese e mezzo sulle barricate prima di trovare una soluzione

monselice crisiPrima la denuncia, poi il licenziamento, quindi l’occupazione del cantiere, per arrivare al tentativo di sgombero e infine ad un accordo con la Prefettura. La recente storia delle lavoratrici della cooperativa Libera è carica di emozioni e di colpi di scena. Ancora una volta, si scrive un capitolo negativo nella triste storia occupazionale della bassa padovana sempre più colpita da una crisi nera pronta a mietere vittime soprattutto tra le persone più bisognose. Lo sciopero delle 26 lavoratrici di Libera, coop polesana impegnata nel cantiere Nek di via Umbria dove si pratica lo smistamento della plastica, ha inizio prima di Natale, quando dalla busta paga delle lavoratrici viene congelata la voce degli 80 euro dei buoni pasto. Ma gli 80 euro sono solo la proverbiale goccia che fa traboccare il vaso: due anni fa l’azienda aveva lasciato a casa 39 persone. Le lavoratrici e i lavoratori si sono trovati con 80 euro in meno ogni mese in seguito all’approvazione dello “stato di crisi”, che prevede tra le varie cose il congelamento di alcune voci della retribuzione. Il recente sciopero diventa in brevissimo tempo un’occupazione: proprio nei giorni vicino a Natale il titolare non viene fatto entrare in sede e si verifica un misterioso danneggiamento dei nastri trasportatori all’interno dell’azienda. Arriva una denuncia e con essa anche i licenziamenti. Tutto ciò innalza rapidamente la tensione sociale e il titolare viene a sua volta denunciato per un pugno ad una donna. Non basta neppure l’intervento di Prefettura e Comune. L’occupazione non cessa nemmeno durante le festività natalizie con 24 lavoratori, perlopiù donne di nazionalità marocchina, che rimangono a presidiare l’area. Lo stabilimento è di proprietà della società Nek, realtà specializzata nella lavorazione dei rifiuti. Nell’impianto arriva la plastica di Corepla, il consorzio nazionale, con sede a Milano, impegnato nella raccolta e nel riciclaggio degli imballaggi di plastica. Il trattamento del materiale è a carico di Libera, cooperativa di Rovigo che ha ottenuto l’appalto da Nek. Nel frattempo il sindaco Francesco Lunghi auspica “una soluzione rapida dell’occupazione per prevenire altri licenziamenti”. Ma ancora una volta non ci sono novità e mentre le lavoratrici sono asserragliate sopra cumuli di rifiuti, arriva la Digos per far entrare i vertici dell’azienda per un sopralluogo. Alla fine si rischia pure uno sgombero forzato e scendono in piazza associazioni e lavoratori in difesa del presidio. L’epilogo è l’accordo mediato dalla Prefettura con un risarcimento economico per i licenziati. “Abbiamo fatto emergere come la legislazione sulle cooperative sia sinonimo di grandi ingiustizie e come solo la lotta, a volte considerata illegale, possa produrre giustizia” conclude lo sportello Adl Cobas. Emanuele Masiero
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