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Trasporti, il dibattito
19.11.2025 - 19:22
Eleonora Guizzaro
L'unico intervento è un ammodernamento da 160 milioni che manterrà la velocità a 170 km/h. Eleonora Guizzaro (Pd): «Questo segmento debole di 124 chilometri rischia di isolare definitivamente il nostro territorio dalle direttrici economiche nazionali. Serve una mobilitazione unitaria: non possiamo accettare che Padova rimanga tagliata fuori».
L’esclusione della nuova tratta Padova-Bologna dal piano europeo da 345 miliardi dedicato all’alta velocità ferroviaria rischia di penalizzare duramente la Bassa padovana e, più in generale, l’economia veneta. A lanciare l’allarme è Eleonora Guizzaro, candidata del Partito Democratico alle regionali, dopo l’annuncio della Commissione europea del 5 novembre: il collegamento non rientra tra i progetti finanziati. Al momento la linea resta confinata a uno studio di fattibilità inserito nel gennaio 2022 nel Documento Strategico della Mobilità Ferroviaria, privo di copertura economica e di una tempistica di realizzazione. «Mentre il Veneto beneficia di oltre dieci miliardi per progetti ferroviari di peso, questo segmento debole di 124 chilometri nell’asse Venezia-Roma rischia di isolare definitivamente il nostro territorio dalle direttrici economiche nazionali – denuncia Guizzaro». Per la Bassa padovana significa rimanere tagliata fuori dai flussi di persone e merci che transitano verso Bologna, il principale snodo ferroviario italiano.
La Comunicazione COM(2025) 903 della Commissione prevede investimenti massicci su nove corridoi della rete TEN-T, con l’obiettivo di completare entro il 2040 un sistema ad alta velocità pienamente interoperabile. L’Italia è interessata da quattro corridoi strategici e da opere come il Tunnel di Base del Brennero, la Torino-Lione e la Brescia-Verona-Padova, quest’ultima con quasi dieci miliardi di investimento e fine lavori stimata nel 2032. La Padova-Bologna, invece, resta al palo: l’unico intervento effettivamente in corso è un ammodernamento tecnologico da 160 milioni, che però manterrà l’attuale velocità massima di 170 km/h, lontana dagli standard AV di 250 km/h. Per un’area che somma 357 miliardi di Pil tra Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna, l’assenza di questo tassello rappresenta un danno economico rilevante. «I nostri imprenditori continueranno a perdere competitività rispetto ai territori serviti dall’alta velocità – prosegue la candidata dem -. Le aziende della Bassa padovana, che esportano in tutto il mondo, avranno costi logistici maggiori e tempi di trasporto merci più lunghi». La linea ferroviaria attuale tra Padova e Bologna, aperta nel 1862 e classificata come fondamentale della Rete Ferroviaria di Interesse Nazionale, mostra criticità strutturali: velocità commerciale ridotta, presenza di passaggi a livello, raggi di curvatura penalizzanti e opere d’arte ormai datate. Pur ricadendo sia nel Corridoio Baltico-Adriatico sia in quello Mediterraneo della TEN-T, non figura tra i progetti finanziati dal PNRR né nei documenti ufficiali di RFI come intervento programmato.
Le stime per una possibile nuova tratta AV oscillano tra i 2 e i 5 miliardi. Guizzaro sollecita un’azione immediata delle istituzioni: «Senza una mobilitazione unitaria di tutto il territorio, dai sindaci agli imprenditori, dalle associazioni di categoria ai parlamentari europei e nazionali. Non dobbiamo accettare che Padova – fondamentale snodo economico, sanitario, universitario e turistico – rimanga tagliata fuori così. Non dimentichiamo che la linea verso Bologna attraversa anche le terme di Abano, Montegrotto e Battaglia». Secondo la candidata, l’attuale tempo di percorrenza di un’ora e quindici minuti tra Padova e Bologna potrebbe scendere a 40-45 minuti con l’alta velocità, con un effetto a cascata sui collegamenti verso Roma e il Sud. «Il rischio è che quando nel 2032 sarà completata la Verona-Padova, i passeggeri e le merci si troveranno in un collo di bottiglia che vanificherà gli investimenti fatti a monte. Anche la Regione deve farsi portavoce presso il governo nazionale per inserire questo progetto tra le priorità del prossimo ciclo di programmazione europea».
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