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Transizione energetica, il prezzo del ritardo

Rallentare la transizione non è un risparmio: investire ora per evitare danni a salute, infrastrutture e competitività

Transizione energetica, il prezzo del ritardo

Si parla spesso dei costi della transizione energetica. Molto meno di quanto ci costerebbe non realizzarla. Perché, nonostante la crescita costante delle fonti rinnovabili, il ritmo resta troppo lento per centrare gli obiettivi fissati dall’Europa e contenere l’aumento del riscaldamento globale.

Il rinvio o l’annacquamento delle politiche climatiche, avvertono gli esperti, rischia di compromettere non solo la riduzione dei gas serra, ma anche la capacità del sistema economico di adattarsi al cambiamento. «Ma rischia soprattutto di ritardare la trasformazione industriale – commenta Carlo Carraro, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia – necessaria affinché il Paese rimanga competitivo, crescano produttività e salari e si sviluppino nuove industrie e nuova occupazione».

Secondo le analisi della Banca Centrale Europea, rallentare la transizione non è un risparmio ma un costo rimandato. I danni si vedono già: infrastrutture più fragili di fronte agli eventi estremi, spese sanitarie in aumento per l’inquinamento, perdita di produttività nei settori più esposti. Tutto ciò pesa su famiglie, imprese e bilanci pubblici.

Gli studi dell’Agenzia Internazionale dell’Energia mostrano che la transizione richiederà investimenti importanti, ma i benefici attesi – in termini di risparmio, innovazione e nuova occupazione – supereranno i costi iniziali. Fondamentale sarà anche investire nell’adattamento ai cambiamenti climatici: proteggere i territori, rendere più sicure le città, aiutare chi rischia di restare indietro.

Perché la transizione sia efficace serviranno consenso, informazione trasparente e sostegni per le fasce più vulnerabili. La sfida, in fondo, non è solo tecnologica o economica, ma culturale: cambiare il modo in cui produciamo, consumiamo e immaginiamo il nostro futuro. Un percorso che richiede coraggio, visione e la consapevolezza, ormai diffusa tra i giovani, che il tempo delle mezze misure è finito. (s.b.)

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