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Referendum, pochi al voto ma emerge voglia di contare ancora

Affluenza bassa, ma segnali politici chiari su rappresentanza e partecipazione democratica

Referendum, pochi al voto maemerge voglia di contare ancora

A Piombino Dese l’appuntamento referendario dell’8 e 9 giugno si è chiuso con un’affluenza ferma al 25,8%, leggermente inferiore alla media regionale del Veneto (26,2%) e al dato provinciale (28,7%). Un dato che conferma il calo progressivo della partecipazione ai referendum abrogativi, ben lontano dai livelli degli anni ’90, quando il quorum veniva superato con regolarità. Nel 1995, ultimo caso utile, a Piombino Dese votò oltre il 50% degli aventi diritto. Nel 2022, ai referendum sulla giustizia, la partecipazione nel Comune si era fermata appena al 23%.

Nonostante l’insufficiente affluenza a livello nazionale – che ha reso inapplicabili i risultati – l’esito nel territorio resta interessante. Su cinque quesiti proposti, i cittadini di Piombino Dese hanno votato “” in quattro casi, con un picco sul quesito riguardante la legge elettorale, dove il 61,3% si è detto favorevole all’abrogazione della soglia del 3% per le coalizioni. Un segnale di attenzione verso i temi istituzionali, più sentiti rispetto ad altri. Più contenuto invece il consenso sul quesito relativo ai trattamenti fitosanitari in agricoltura, dove il “” si è fermato al 53,4%.

I dati di sezione evidenziano una partecipazione più alta tra gli over 60, attratti in particolare dai quesiti su lavoro e previdenza. L’adesione giovanile, invece, è rimasta bassa: tra i 18 e i 34 anni, l’astensione ha superato l’80%. Il tema della disaffezione civica tra i giovani continua quindi a porsi con forza, anche a livello locale. L’amministrazione comunale ha annunciato l’intenzione di promuovere momenti di confronto con le scuole del territorio, a partire dall’Istituto “Galilei”, per analizzare insieme l’importanza della partecipazione democratica.

Pur senza valore legislativo, i risultati del referendum offrono spunti politici da non sottovalutare. Il dato più rilevante riguarda l’attenzione che una parte dell’elettorato ha dimostrato verso la riforma del sistema elettorale: in un contesto di crescente sfiducia e astensione, il fatto che proprio il quesito più “tecnico” abbia ottenuto il consenso più ampio può indicare una richiesta di maggiore rappresentatività, trasparenza e chiarezza nelle regole del gioco democratico. È un segnale che, a livello locale, si intreccia con i temi del governo del territorio e della partecipazione pubblica: il Comune sta lavorando da tempo a un nuovo Regolamento per la partecipazione dei cittadini, che dovrà definire strumenti, tempi e modalità per coinvolgere la comunità nelle scelte amministrative. Il voto dell’8 e 9 giugno, pur limitato nei numeri, sembra suggerire che il desiderio di contare non sia del tutto spento, ma forse condizionato dalla carenza di occasioni percepite come realmente incisive.

Anche la relativa freddezza sul quesito agricolo offre una chiave di lettura interessante. Nonostante Piombino Dese sia storicamente legato all’attività rurale e artigianale, il tema dei trattamenti in agricoltura non ha polarizzato il dibattito. Questo potrebbe essere indice di una crescente distanza tra cittadini e questioni ambientali complesse, oppure della necessità di comunicare meglio i contenuti tecnici di riforme che incidono direttamente sul territorio. La stesura del prossimo Piano di sviluppo rurale comunale, atteso nei prossimi mesi, sarà una cartina di tornasole per comprendere quanto e come le priorità espresse – anche debolmente – dalle urne saranno tradotte in visione amministrativa.

A Piombino Dese, insomma, anche un referendum senza quorum ha lasciato un segnale. Leggero nei numeri, ma non per questo privo di significato. La sfida per le istituzioni locali sarà ora quella di raccoglierlo e trasformarlo in partecipazione effettiva.

Elena Scapin

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