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Cervelli in fuga
26.10.2025 - 08:42
Gianluca Pauletto di Castelfranco sta progettando in Germania il cuore del maxi impianto per la produzione di syngas rinnovabile
Il più grande reattore elettrico per la conversione di metano al mondo nasce dall’ingegno di un cervello castellano in fuga. La tedesca Sypox, tra i cui fondatori figura l’ingegnere castellano Gianluca Pauletto, classe 1992, è stata scelta dal colosso svizzero Clariant come partner per la costruzione, in Germania, di un maxi impianto di syngas rinnovabile, operativo dal 2026. Un investimento totale da 300 milioni di euro, che consentirà di produrre 150 tonnellate al giorno di gas di sintesi ottenuto da miscele contenenti metano — come gas naturale, biogas o gas di discarica — da cui, a sua volta, si possono ricavare idrogeno, metanolo e combustibili sintetici. «Di questo nuovo impianto – spiega Pauletto – noi realizzeremo il cuore tecnologico, con un reformer alimentato da 10 megawatt di corrente elettrica. La produzione di syngas è un procedimento altamente energivoro, che richiede temperature molto elevate, di solito raggiunte bruciando combustibili fossili. La nostra tecnologia, invece, utilizza corrente elettrica per arrivare agli 800-900 gradi necessari. Se l’energia proviene da fonti rinnovabili, l’intero processo si decarbonizza». Nata nel 2021 a Frisinga, in Baviera, Spypox ha ricevuto fin da subito un finanziamento dal Ministero dell’Economia tedesco, che ne ha riconosciuto il potenziale nel campo della decarbonizzazione industriale. «A differenza di altre start-up, non abbiamo mai chiesto fondi a investitori esterni – racconta Pauletto –. Abbiamo scelto di crescere in modo organico, solo grazie al fatturato. Negli ultimi anni c’è stato un grande entusiasmo per l’idrogeno, ma molte aziende che hanno inseguito quella strada non sono sopravvissute». Oggi Sypox conta 15 persone provenienti da diversi Paesi, con un’età media di 30 anni. «Diversi membri del team arrivano dall’Università di Padova, dove mi sono laureato e con cui collaboriamo ancora per alcuni progetti di ricerca, in particolare sulla sicurezza dei processi produttivi», aggiunge Pauletto. E sul ritorno in Italia, l’ingegnere non nasconde un po’ di nostalgia: «Ho lasciato l’Italia otto anni fa. Dopo esperienze in Spagna, Germania e Canada, mi sono trasferito a Monaco di Baviera, poco prima di fondare l’azienda. L’idea di tornare mi è venuta più volte, magari per creare qualcosa di simile a Castelfranco. Ma per ora resto qui: in Germania credono davvero nello sviluppo delle nuove tecnologie e investono molto. In Italia, purtroppo, sarebbe più difficile realizzare progetti di questo tipo».
Leonardo Sernagiotto
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