Nuove tensioni a fine gennaio nell’ex base missilistica di Conetta. Un centinaio di richiedenti asilo, ospiti della struttura, sono scesi in strada per chiedere condizioni igieniche e di vita accettabili, denunciando una situazione al limite del tollerabile. Il problema è innanzitutto l’inadeguatezza della struttura che ospiterebbe oltre 500 persone pur essendo attrezzata per un massimo di dieci. I manifestanti chiedevano un ambiente riscaldato, pasti adeguati, assistenza medica e acqua calda per lavarsi. Per fare posto a tutti si è resa necessaria anche l’installazione di un capannone, destinato ai 150 profughi provenienti da Eraclea. La protesta è però subito rientrata, sono intervenute le forze dell’ordine. Ma le polemiche sulla gestione dell’accoglienza sono esplose. “Sembra impossibile - ha affermato il vicesegretario nazionale del sindacato di Polizia Ugl, Mauro Armelao - che il Prefetto e il Questore di Venezia non si rendano conto che la base è diventata una polveriera. Bisogna ridimensionare il numero di ospiti”. Il primo cittadino Alberto Panfilio si rammarica. “Io faccio quello che posso, - dice - cerco di monitorare la situazione ed esserci nei momenti di criticità”. E punta il dito contro i piani alti della politica. “Se l’accoglienza intesa dal Governo è quella che vediamo a Conetta - osseva - significa che il sistema ha fallito”. Sollecita invece un impegno più convinto il consigliere d’opposizione Antonio Bottin che chiede l’attivazione di progetti per l’integrazione.
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