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Cona: la morte della giovane Sandrine è la goccia che fa traboccare il vaso

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sandrine-bakayoko_morta_cona_cpt-800x437Era giovane, appena 25 anni, debole, per il recente aborto, e bella. Forse per questi motivi la morte di Sandrine ha scatenato reazioni provenienti diversi fronti. A partire dal marito che, scosso dall’improvviso decesso della giovane compagna, ha puntato il dito contro i soccorsi. Pronta la risposta del governatore Zaia, in difesa della sanità, suo fiore all’occhiello: “Se è forte il dolore davanti a un fatto così tragico come la perdita della giovane ivoriana nel centro di accoglienza di Cona, al tempo stesso non dev’esserci il minimo dubbio che da noi tutti sono curati nella stessa maniera, indipendentemente dal colore della pelle, dal credo religioso e dalla provenienza”. Per il presidente della Regione Veneto, l’Ulss Euganea avrebbe chiarito “in maniera più che sufficiente” la dinamica dei fatti. E per allontanare qualsiasi eventuale insinuazione afferma: “Da gennaio 2015 a novembre 2016 la sanità veneta ha speso 2 milioni 951.700 mila euro per visite, esami e cure agli immigrati. Oggi la cifra avrà ampiamente superato i 3 milioni”. Rimane tuttavia aperto il capitolo sulle condizioni di salute della giovane: nonostante l’autopsia abbia stabilito che Sandrine sia morta per cause naturali, sono in corso ulteriori accertamenti - all’interno dell’inchiesta coordinata dal pm Lucia D’Alessandro - sulle precedenti condizioni di salute della ragazza, per verificare se sia stata sottoposta a tutte le terapie necessarie. Prosegue anche l’inchiesta sul fronte della rivolta, seguita alla morte della ragazza, nel centro di accoglienza di Cona. Sarebbero stati in venti ad aver preso parte attivamente alla protesta, cinque dei quali sono stati identificati dalla Digos e iscritti nel registro degli indagati per violenza privata. Per loro, a conclusione delle indagini preliminari, sarà chiesto il processo, ma senza l’accusa di sequestro di persona. L’ipotesi è infatti decaduta sulla base degli elementi raccolti dagli investigatori, come spiega il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito. Nel frattempo, il governo punta ad un “alleggerimento” delle grandi strutture: 109 richiedenti asilo sono già stati spostati da Cona all’Emilia Romagna immediatamente dopo i fatti accaduti, altri 10 sono stati trasferiti nel vicentino. Rimangono, però, ancora in troppi i migranti nel centro di accoglienza veneziano. Ma per affrontare il problema è necessario, prima di tutto, sciogliere il nodo dell’accoglienza diffusa. Margherita Bertolo
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