Non un referendum leghista ma un referendum dei veneti: questo è, per l’esponente del Carroccio Pierfrancesco Munari, l’appuntamento del 22 ottobre. “ Il nostro potrebbe essere un primo step per ottenere maggiore autonomia – precisa -. Noi prendiamo come modello la Provincia autonoma di Trento e Bolzano che hanno, essendo a statuto speciale, delle competenze maggiori rispetto alle Regioni a statuto ordinario. Parlo ad esempio della sanità: quella veneta è la migliore non soltanto in Italia, ma penso al mondo, e quindi perché non estendere il nostro modello anche ad altre competenze che oggi appartengono solamente alo Stato?”. Una su tutte la scuola: “Se fosse gestita a livello veneto ci sarebbe una maggiore efficienza- sottolinea l’esponente leghista - , così come per altre materie che potrebbero essere gestite a livello regionale e non statale. Poi ovviamente ci sono delle competenze che anche ai sensi della Costituzione sono intoccabili e dovrebbe gestirle lo Stato, quali la difesa e altre, ma su quelle noi non mettiamo bocca”. E quindi passa ai numeri: “Abbiamo 15,5 miliardi di euro che perdiamo ogni anno: la differenza fra quanto noi versiamo a Roma e quanto Roma ci rimanda indietro. Siamo terzi a livello italiano in classifica: prima c’è la Lombardia e, seconda appaiata al Veneto, l’Emilia Romagna. Quindi ogni cittadino perde 3.380 euro all’anno per non avere servizi cui avrebbe diritto”. Di diverso avviso il sindaco Henri Tommasi, secondo cui indire il referendum è uno spreco di risorse: “Non è che non sia per un Veneto autonomo, ma non è questo che è in ballo. La Regione potrebbe gestire questa materia senza coinvolgere i cittadini, dialogando con lo Stato per avere più poteri – spiega -. Capisco che si sia voluta sentire la loro opinione, ma a costi enormi e questo è un peccato”. Andrà a votare? “Di solito vado sempre a votare, vedremo”. G.G.
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter