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13.06.2025 - 08:14
Punta Gorzone
Tra i 28 e i 35 metri di profondità è stata individuata una riserva idrica con una concentrazione salina di appena 1 grammo per litro
Un serbatoio di acqua dolce a decine di metri sotto il terreno a Chioggia e Cavarzere. Questi i primi risultati progetto italo-croato Swamrisk rivelano la presenza di riserve idriche non contaminate sotto i terreni costieri. Si tratta di dati cruciali per il Consorzio di Bonifica Adige Euganeo nella lotta alla siccità e all'intrusione salina nell’area sud del veneziano.
Le indagini si sono concentrate in località strategiche: un sito nel bacino di Buoro, nel Comune di Cavarzere, e un altro sito a Punta Gorzone nel Comune di Chioggia. Proprio in quest’ultimo, dove le operazioni di escavo dei pozzi piezometrici si sono concluse ai primi di maggio, sono state acquisite informazioni di rilievo per contrastare la progressiva salinizzazione dei suoli.
I carotaggi effettuati durante la perforazione dei due nuovi pozzi a Chioggia, uno spinto fino a 12-15 metri di profondità e l'altro fino a 35 metri, hanno permesso di intercettare due distinti corpi acquiferi. Questi sono separati da uno strato geologico denominato "acquitard", uno spessore di oltre 10 metri composto da argille e limi compatti a bassa permeabilità.
“Tali sedimenti - spiega la dottoressa Sandra Donnici, primo ricercatore Cnr - formatisi tra 22.000 e 10.000 anni fa, fungono da barriera naturale tra le sabbie che ospitano i due acquiferi”. L'acquifero superiore si è rivelato fortemente interessato dall'intrusione salina e questo rende l'acqua a quella quota fortemente salina e dannosa per le colture agricole.
Il secondo pozzo, più profondo, ha riservato una sorpresa positiva: tra i 28 e i 35 metri di profondità è stata individuata acqua dolce, con una concentrazione salina di appena 1 grammo per litro. La presenza dell’“acquitard” si è dimostrata decisiva nel preservare questa preziosa risorsa idrica dalla contaminazione.
“Questa scoperta non era attesa e conferma tutta l'importanza del progetto Swamrisk - ha commentato Luigi Tosi, dirigente di ricerca del Cnr - tra gli obiettivi del progetto, infatti, rientra l’acquisizione di nuovi dati sulla situazione idrogeologica di questi territori, per sviluppare modelli capaci di individuare gli interventi di mitigazione più efficaci. Questi piezometri hanno lo scopo di identificare, se esistono ancora, acquiferi non contaminati dal sale, dove si trovano, e se e come possano essere sfruttati senza causare ulteriori problemi, come il fenomeno della subsidenza”.
Il progetto proseguirà con l'installazione di centraline di rilevamento permanenti. Questi sistemi trasferiranno in tempo reale i dati raccolti all'interno dei pozzi, quali il livello, la conducibilità e la temperatura, consentendo di monitorare l'evoluzione del sistema acquifero nel lungo periodo.
“Tali informazioni - dice il presidente del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, Fabrizio Bertin - saranno fondamentali per il nostro ente, che potrà così acquisire un quadro aggiornato del territorio e studiare contromisure mirate al contrasto dell'intrusione salina”. Alessandro Abbadir
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