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Violenza di genere
04.04.2025 - 12:45
Foto di repertorio
Il suono ritmato dei tamburi ha rotto il silenzio giovedì sera in piazza Matteotti. Una folla composta, ma carica di rabbia, si è radunata per l’ennesima volta per dire “basta” alla violenza sulle donne, in una manifestazione che è stata insieme veglia di dolore e grido di resistenza.
A infiammare gli animi, due nuovi casi di femminicidio che in pochi giorni hanno scosso l’intero Paese: Sara Campanella, 22 anni, è stata accoltellata a Messina da un uomo che non accettava il suo rifiuto. Pochi giorni dopo, Ilaria Sula, coetanea e studentessa a Roma, è stata trovata senza vita, il suo corpo nascosto in una valigia: a ucciderla l’ex compagno.
Due nomi, due storie spezzate, che si aggiungono a una lunga lista di vite interrotte dalla violenza maschile. A Vicenza, come in tante piazze italiane, la reazione è stata forte: una manifestazione spontanea, promossa da collettivi femministi e cittadini, ha trasformato il dolore in lotta.
«Non un’altra. Mai più»
Con cartelli, candele, musica e parole, la piazza ha chiesto a gran voce ciò che le associazioni denunciano da anni: l’introduzione obbligatoria dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, come strumento di prevenzione e cambiamento culturale.
Una rabbia lucida e collettiva, accompagnata dai tamburi che hanno scandito il tempo di una marcia simbolica attorno alla piazza. Nessuna bandiera, solo volti segnati, voci determinate e la volontà di non dimenticare.
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