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Violenza di genere

Vicenza si ribella ai femminicidi con una manifestazione in Piazza Matteotti

Le voci delle donne chiedono un cambiamento reale: educazione affettiva obbligatoria per fermare la violenza

Vicenza si ribella ai femminicidi con una manifestazione in Piazza Matteotti

Foto di repertorio

Il suono ritmato dei tamburi ha rotto il silenzio giovedì sera in piazza Matteotti. Una folla composta, ma carica di rabbia, si è radunata per l’ennesima volta per dire “basta” alla violenza sulle donne, in una manifestazione che è stata insieme veglia di dolore e grido di resistenza.

A infiammare gli animi, due nuovi casi di femminicidio che in pochi giorni hanno scosso l’intero Paese: Sara Campanella, 22 anni, è stata accoltellata a Messina da un uomo che non accettava il suo rifiuto. Pochi giorni dopo, Ilaria Sula, coetanea e studentessa a Roma, è stata trovata senza vita, il suo corpo nascosto in una valigia: a ucciderla l’ex compagno.

Due nomi, due storie spezzate, che si aggiungono a una lunga lista di vite interrotte dalla violenza maschile. A Vicenza, come in tante piazze italiane, la reazione è stata forte: una manifestazione spontanea, promossa da collettivi femministi e cittadini, ha trasformato il dolore in lotta.

«Non un’altra. Mai più»
Con cartelli, candele, musica e parole, la piazza ha chiesto a gran voce ciò che le associazioni denunciano da anni: l’introduzione obbligatoria dell’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, come strumento di prevenzione e cambiamento culturale. 

Una rabbia lucida e collettiva, accompagnata dai tamburi che hanno scandito il tempo di una marcia simbolica attorno alla piazza. Nessuna bandiera, solo volti segnati, voci determinate e la volontà di non dimenticare.

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