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29.08.2023 - 12:24
"Accoglienza dei rifugiati: il risultato delle leggi di Salvini e delle chiacchiere di Conte è zero posti. Il bando della prefettura per 400 posti in nuove strutture di accoglienza per i richiedenti asilo ha ottenuto una risposta per 15 posti, la ricerca del Prefetto di edifici adatti all’ospitalità in giro per tutta la provincia non ha finora dato risultati: insomma, “stiamo a zero” dopo un mese in cui la questione è all’attenzione del governo, della regione e dei sindaci e sotto i riflettori dell’opinione pubblica.
No, il frutto delle leggi di Salvini sull’immigrazione e di tante, troppe chiacchiere sull’argomento, a cominciare da quelle del Sindaco di Treviso e Presidente dell’ANCI Veneto.
Le leggi Salvini del 2018 (governo Conte-Salvini-Di Maio) hanno portato i posti disponibili in Italia per l’accoglienza dei richiedenti asilo dai 169.000 di quell’anno agli attuali 133.000, quasi quarantamila in meno in 5 anni.
Il taglio dei fondi e dei servizi di integrazione che hanno portato o costretto molte associazioni a rinunciare all’organizzazione di piccoli e medi centri di accoglienza sia perché difficilmente sostenibili dal punto di vista economico sia perché non più in grado di fornire servizi (formazione, mediazione culturale…) ritenuti essenziali da chi lavora nel settore ma non dal ministro Salvini.
A questo aspetto si aggiunge quello dell’effetto negativo sulle amministrazioni locali: quando il governo taglia fondi e servizi, connotando in modo negativo l’accoglienza, diventa più difficile sostenere la nascita di piccoli centri nei loro comuni per i sindaci che vorrebbero praticare l’accoglienza diffusa e più semplice rifiutarla per i sindaci che già erano intenzionati a farlo.
In queste condizioni, con la progressiva riduzione – complessivamente di quasi un quarto – dei posti disponibili nelle strutture di accoglienza siamo arrivati all’estate del 2023 e alla spasmodica ricerca di nuovi alloggi per i richiedenti asilo, posti che avrebbero potuto esserci se non fossero stati falcidiati dai famigerati “decreti sicurezza”.
Alle pesanti responsabilità di questa legislazione voluta dal governo giallo-rosso si aggiungono le tante chiacchiere di questi mesi che non avranno ridotto il numero dei posti nei centri di accoglienza ma altrettanto sicuramente non lo hanno aumentato di una sola unità.
Tra i protagonisti della chiacchiera in questione si è distinto il Sindaco di Treviso e Presidente dell’ANCI Veneto che, a settimane alterne, si è detto prima favorevole all’accoglienza diffusa e contrario ai grandi centri, poi favorevole agli “hub” provinciali contestati la settimana precedente.
Del resto, è il Sindaco che nel 2018, insieme al citato ministro, doveva chiudere la struttura all’ex-caserma Serena, uscita, la contrario, rafforzata dall’esito proprio dei “decreti sicurezza” che favoriscono le strutture più grandi sul fronte della sostenibilità economica.
Le chiacchiere del Sindaco e il suo incontro (semi-disertato) con i colleghi veneti non hanno portato ad alcun risultato, come dimostrano, appunto, i risultati del bando e delle “esplorazioni” prefettizi.
A favore dell’accoglienza diffusa ci sono state anche alcune dichiarazioni del presidente della Regione, lesto poi ad abbandonare il campo quando ha capito che la sua posizione non riscuoteva particolare consenso.
No, la situazione in cui ci troviamo non è frutto di circostanze imprevedibili ma di scelte politiche precise e di una “prevalenza della propaganda” che accomunano la destra di governo, dai municipi a Palazzo Chigi".
Gigi Calesso – Coalizione Civica per Treviso
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