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Il caso Marangon
03.07.2024 - 17:34
Si sospetta che Alex Marangon fosse sotto l'influenza di sostanze allucinogene quando si è allontanato dall'abbazia di Vidor. Il barista veneziano di 26 anni, trovato morto il 2 luglio su un isolotto sul Piave, potrebbe essere deceduto a causa dell'assunzione di ayahuasca, una sostanza allucinogena utilizzata dagli sciamani del Sud America nei loro rituali.
Si sta indagando sulla possibilità che Alex Marangon abbia avuto una crisi a causa dell'assunzione della sostanza, il dettaglio emerso nelle ultime ore. Secondo alcuni presenti, durante un incontro di musica e medicina all'abbazia, si sarebbe fatta una dimostrazione della tradizione sciamanica con l'assunzione di ayahuasca. Una prima dose sarebbe stata assunta venerdì sera e una seconda sabato sera. Il barista veneziano avrebbe manifestato effetti indesiderati e si sarebbe allontanato a piedi in stato di crisi. Il suo corpo senza vita è stato trovato lungo il greto del fiume a Ciano del Montello.
Gli investigatori stanno verificando questa ricostruzione dei fatti: se confermata, lo scenario potrebbe rivelarsi più complesso dal punto di vista penale. Gli organizzatori dell'evento sciamanico potrebbero infatti affrontare responsabilità significative, dato che la sostanza, considerata sacra in Sud America, è vietata in Italia. La bevanda rituale, capace di provocare forti allucinazioni e alterazioni dei sensi, richiede la sorveglianza di persone preparate a gestire eventuali effetti collaterali pericolosi. La Procura di Treviso farà luce su tutti questi aspetti. Il pm Giovanni Valmassoi ha aperto un fascicolo per morte in conseguenza di altro reato e ha disposto l'autopsia sul corpo di Alex Marangon. Sui tessuti prelevati dal cadavere si effettueranno dei test tossicologici per determinare se il 26enne fosse sotto l'effetto di sostanze psicotrope.
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