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Falso ideologico

Finti vaccini a Treviso: nove persone rischiano il processo

Professori, maestre, bidelli e pensionati coinvolti nel caso dell'infermiera Elena Venzo, accusata di aver falsificato vaccinazioni durante la pandemia

no vax

Quella dei no vax è una problematica che va avanti da molti anni, ma durante il covid ha raggiunto un livello critico a causa dell'emergenza sanitaria

Elena Venzo, infermiera 51enne, è al centro di un'inchiesta che ha portato alla luce un presunto schema di falsificazione delle vaccinazioni anti-Covid a Treviso. Insieme a lei, altre otto persone che hanno "beneficiato" dell'espediente per ottenere il Green Pass, tra cui professori, maestre, bidelli e pensionati, rischiano il rinvio a giudizio.

L'inchiesta, durata oltre tre anni, è giunta a una svolta nei giorni scorsi con la notifica dell'atto di chiusura. Elena Venzo, sospesa senza stipendio in attesa dell'esito del procedimento penale, è accusata di aver finto di somministrare il vaccino a diversi conoscenti. Tra gli indagati figurano Maria Emanuela Bertone, 47 anni di Silea, Elisabetta Barel, 65 anni di Vittorio Veneto, Paola Pasqualon, 69 anni di Treviso, Albina Usmanova, 30 anni di Vittorio Veneto, Alessandro Pol, 43 anni di Arcade, Elisabetta Aragione, 60 anni di Treviso, Bouaicha Naouel Fumagalli di Marcon, provincia di Venezia, ed Enrica Besana, 86 anni di Quinto di Treviso. A tutti vengono attribuiti i reati di falso ideologico e omissione in atti d’ufficio per aver sottoscritto certificati falsi di avvenuta vaccinazione, inducendo in errore il Ministero della Salute che rilasciava il Green Pass. Il caso era scoppiato il 2 settembre 2021, quando un blitz della polizia di Treviso al centro vaccinale della Maber di Villorba aveva portato alla luce le presunte irregolarità.

La polizia, agendo probabilmente sulla base di una soffiata, aveva fermato una delle amiche della Venzo, un'insegnante di ruolo, all'uscita del vax point. La donna, terrorizzata dall'idea di farsi inoculare il vaccino a causa di una grave reazione allergica avuta dalla figlia in passato, aveva mostrato agli agenti il segno della puntura. Tuttavia, secondo le indagini, l'infermiera avrebbe somministrato solo metà del contenuto della fialetta, buttando via il resto.

Ora, Venzo e gli altri otto indagati hanno circa 20 giorni per farsi sentire in procura prima dell’emissione della richiesta di rinvio a giudizio. Il caso di Treviso non è isolato. In tutta Italia, durante la pandemia, sono emerse diverse situazioni di falsificazione dei certificati vaccinali. Tuttavia, la portata e la gravità delle accuse nel caso Venzo lo rendono particolarmente eclatante.

Nei prossimi giorni, Venzo e gli altri indagati avranno l'opportunità di presentare la loro versione dei fatti in procura. Sarà compito della magistratura valutare le prove e decidere se procedere con il rinvio a giudizio.

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