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Abuso lavorativo
13.09.2024 - 09:24
Nella cittadina di Fossò a Riviera del Brenta, Blaise, un lavoratore ivoriano di 37 anni, è stato licenziato dal distretto calzaturiero presso cui prestava servizio, dopo essersi iscritto al sindacato. La vicenda, ricostruita dalla Filctem CGIL, ha sollevato un polverone che potrebbe avere ripercussioni significative non solo per l'azienda coinvolta, ma per l'intero settore.
Blaise, arrivato in Italia nel 2021, ha una famiglia in Costa d'Avorio: una moglie e un figlio che lo aspettano. Dopo cinque mesi di contratto a termine, era stato assunto a tempo indeterminato nel febbraio 2023. Tuttavia, la sua esperienza lavorativa non è stata priva di difficoltà. Già ad aprile, il datore di lavoro aveva tentato di licenziarlo tramite un messaggio WhatsApp, dopo che Blaise aveva richiesto il rimborso del 730 in busta paga. Non ottenendo risposta, si era rivolto all'Agenzia delle Entrate e aveva presentato un documento che non lasciava spazio a dubbi sulle responsabilità del datore. Come risultato ha ottenuto un licenziamento, seppur temporaneo, durato due giorni.
Deciso a tutelare i propri diritti, Blaise ha scelto di iscriversi al sindacato. Questo gesto, però, è stato percepito dal titolare dell'azienda come un affronto intollerabile. La risposta è stata immediata: una lettera di licenziamento retrodatata al 26 agosto, che, per effetto dei 15 giorni di preavviso già scaduti, ha lasciato Blaise senza lavoro all'istante. Francesco Mulzer della Filctem CGIL di Venezia ha denunciato l'accaduto, sottolineando come l'azienda approfitti della vulnerabilità dei lavoratori stranieri, spesso ignari dei propri diritti a causa della barriera linguistica.
Secondo Mulzer, l'azienda in questione impiega oltre 40 lavoratori, tutti stranieri, e nel 2021 avrebbe già ricevuto una multa per lavoro sommerso. Blaise ha riportato numerosi abusi: ferie scalate nonostante stesse lavorando, permessi non retribuiti segnati senza il suo consenso e la mancata consegna del cedolino paga con la giustificazione che "tanto non sai leggere". Questa volta, però, l'ennesimo abuso potrebbe costare caro all'azienda, poiché il sindacato è determinato ad andare a fondo nella questione, coinvolgendo, se necessario, anche l'Ispettorato del Lavoro.
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