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Inizia il processo
13.09.2024 - 15:36
Immagine di repertorio
Il tribunale di Treviso ha aperto oggi le porte a un processo per far luce sui retroscena di un articolato traffico di auto rubate. Tra gli imputati spicca il nome di Alain Valle, 40enne ex pilota e figlio del noto rallysta Fabio Valle. Insieme a lui, altri sette individui sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e alla truffa nel settore del commercio di automobili.
Secondo le accuse mosse dalla Procura, tra il 2018 e il 2020, il gruppo avrebbe messo in vendita sul web automobili rubate nel Meridione. Le vetture, con il telaio abilmente contraffatto, venivano poi trasferite in Repubblica Ceca per essere re-immatricolate utilizzando targhe e documenti locali. Questo stratagemma avrebbe reso estremamente difficile risalire alla provenienza illecita delle auto.
Alain Valle, secondo gli inquirenti, sarebbe stato l'organizzatore e promotore del sodalizio criminale. Il suo compito principale era quello di curare e organizzare il trasferimento delle vetture rubate dal Sud Italia a Treviso. Valle avrebbe fornito ai "corrieri" incaricati del trasferimento tutte le informazioni necessarie per evitare eventuali controlli, rendendo così più sicuro il passaggio delle auto rubate.
Oltre a Valle, tra gli imputati figurano Marco Bortoluzzi, Giuseppe Reina, Davide Levak, Mauro Pollici, Franco Stecchi, Leonardo La Rosa e Gaetano Calì. Mauro Pollici, titolare di un'agenzia di pratiche automobilistiche di Treviso, avrebbe avuto un ruolo chiave nella creazione di documentazione falsa per attestare la titolarità delle vetture. Questa documentazione era fondamentale per convincere i compratori della serietà del concessionario fittizio creato ad hoc.
Il modus operandi del gruppo era ben congegnato. Le auto rubate venivano pubblicizzate su portali internet, attirando così potenziali acquirenti. Una volta che questi avevano pagato un anticipo o l'intera somma per l'acquisto, i venditori sparivano nel nulla, lasciando i compratori senza auto e senza soldi. Un inganno che ha colpito numerose vittime, ignare della provenienza illecita delle vetture.
Le indagini hanno permesso di smascherare il complesso sistema di riciclaggio. Gli arresti sono scattati dopo mesi di intercettazioni telefoniche e pedinamenti, che hanno portato alla luce l'intera rete criminale. La Procura ha raccolto prove schiaccianti contro gli imputati, che ora dovranno rispondere delle accuse in tribunale.
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