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Operazione "Cuscus": arrestato cittadino marocchino per circonvenzione di incapaci a Belluno

La Guardia di Finanza di Belluno arresta un cittadino marocchino per circonvenzione di incapaci. Sequestrati oltre 360.000 euro

Operazione "Cuscus": arrestato cittadino marocchino per circonvenzione di incapaci a Belluno

Foto di repertorio

La Guardia di Finanza di Belluno ha portato a termine un'importante operazione, denominata "Cuscus", che ha condotto all'arresto di un cittadino marocchino di 46 anni, B.S., residente nella provincia e attivo nel commercio ambulante di abbigliamento. L'uomo è accusato di circonvenzione di incapaci, un reato che ha permesso di appropriarsi di ingenti somme di denaro e gioielli, sfruttando la vulnerabilità psicologica ed emotiva delle sue vittime.

L'operazione ha avuto inizio grazie alla denuncia di una delle vittime, che ha portato il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Belluno a indagare su B.S. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Marco Faion della Procura della Repubblica di Pordenone, hanno rivelato un quadro inquietante. Le attività investigative, condotte attraverso pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché controlli sui conti correnti bancari, hanno permesso di identificare quattro vittime, tutte appartenenti alle cosiddette "fasce vulnerabili".

Le vittime, selezionate con cura dall'indagato, erano persone anziane, affette da problemi psicologici, solitudine e condizioni di salute precarie. Le testimonianze raccolte tra il personale sanitario e i familiari delle vittime hanno confermato la loro particolare vulnerabilità, ulteriormente attestata dalle consulenze dei consulenti tecnici d'ufficio nominati dall'autorità giudiziaria. Uno degli episodi più emblematici riguarda una vittima affetta da gravi disturbi psichici sin dal 1995, che è stata indotta a consegnare l'intero patrimonio, pari a circa 130.000 euro, oltre a diversi gioielli di famiglia, a causa di un legame "amicale" pluriennale con l'indagato.

Il modus operandi di B.S. era studiato nei minimi dettagli. In un caso, l'uomo si era finto un imprenditore edile, proponendo alla vittima lavori di ristrutturazione della propria abitazione. Approfittando della sua vulnerabilità psicologica, si era fatto consegnare più volte denaro contante, accompagnando la vittima presso gli sportelli postali per i prelievi, senza mai avviare i lavori promessi. Anzi, l'indagato aveva minacciato l'anziano di intraprendere un'azione legale qualora avesse denunciato l'accaduto. Il totale dei proventi illeciti sottratti alle vittime è stato stimato in oltre 360.000 euro.

Durante le indagini è emerso anche il coinvolgimento della moglie di B.S., L.N., una casalinga di 34 anni anch'essa di origine marocchina. Le intercettazioni ambientali hanno rivelato la sua complicità, poiché, oltre a essere a conoscenza delle attività illecite del marito e a sostenerle, lo ha persino incoraggiato a intestarsi la casa di proprietà di una delle vittime. Inoltre, durante la perquisizione dell'abitazione, ha tentato di nascondere somme di denaro e gioielli agli inquirenti, che tuttavia sono stati successivamente rinvenuti e sequestrati.

La gravità degli indizi raccolti, il numero di prove e la pericolosità delle azioni commesse hanno spinto la Procura di Pordenone a richiedere al G.I.P. una misura cautelare nei confronti dell'indagato. La misura è stata concessa per evitare l'inquinamento delle prove, il pericolo di fuga (l'indagato era appena rientrato dal Marocco, dove aveva trascorso gli ultimi due mesi e mezzo) e, soprattutto, per il rischio concreto di reiterazione dei reati. Nonostante i finanzieri avessero già effettuato una perquisizione domiciliare e personale nei confronti dell'indagato, rinvenendo 9.400 euro in contanti e gioielli incompatibili con i suoi beni (come croci cristiane e fedi nuziali con incisioni italiane), il soggetto, noncurante, nei giorni successivi aveva accompagnato una delle vittime a effettuare un ulteriore prelievo di denaro.

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