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Datore di lavoro scagionato

Bellunese: Zucco assolto dopo 9 anni per il caso Fanfoni

Il datore di lavoro Gianvittore Zucco assolto dopo sei processi per la morte del boscaiolo Pietro Fanfoni

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Immagine di repertorio

Belluno - Ci sono voluti ben nove anni e sei processi tra primo, secondo e terzo grado di giudizio per arrivare a una conclusione definitiva: "il fatto non sussiste". Gianvittore Zucco, imprenditore feltrino di Fonzaso, è stato assolto dall'accusa di omicidio colposo per la morte del boscaiolo Pietro Fanfoni. La sentenza, pronunciata ieri dalla Corte d'Appello di Venezia, ha messo fine a un incubo giudiziario per Zucco, difeso dagli avvocati Luciano Perco e Paolo Serrangeli.

La vicenda risale a nove anni fa, quando Pietro Fanfoni, originario di Arsiè e residente a Sedico, perse la vita nei boschi di Villiago. Fanfoni, un esperto boscaiolo, fu colpito mortalmente da un tronco durante un'operazione di abbattimento. La dinamica dell'incidente fu subito oggetto di indagine, e il datore di lavoro, Gianvittore Zucco, fu accusato di non aver rispettato le norme di sicurezza sul lavoro.

Per la famiglia di Pietro Fanfoni, che si è costituita parte civile nel processo con gli avvocati Roberta Resenterra, Liuba D'Agostini e Ferdinando Coppa, la sentenza di assoluzione rappresenta un ulteriore colpo. Dopo nove anni di battaglie legali, non c'è ancora un colpevole per la morte del loro caro.

Il caso ha visto un susseguirsi di perizie tecniche e testimonianze che hanno reso il processo estremamente complesso. Gli avvocati della difesa hanno sostenuto fin dall'inizio che l'incidente fosse dovuto a una tragica fatalità e non a una negligenza del datore di lavoro. 

La Corte d'Appello di Venezia ha accolto le tesi della difesa, dichiarando che "il fatto non sussiste". Una formula che, in termini giuridici, significa che non ci sono prove sufficienti per dimostrare che l'imputato abbia commesso il reato di cui era accusato.

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