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Caccia abusiva
18.10.2024 - 09:38
Foto di repertorio
In Veneto, quattro cacciatori si sono visti revocare la licenza di porto d'armi dopo aver abbattuto due cinghiali al di fuori del calendario venatorio. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto ha emesso una serie di sentenze che confermano la decisione delle autorità di considerare l'episodio come un atto di bracconaggio, respingendo la difesa degli imputati che sostenevano di aver agito per legittima difesa.
I quattro uomini, descritti come amici di lunga data, si trovavano in campagna quando si sono imbattuti nei due cinghiali. Secondo la loro versione dei fatti, gli animali avrebbero attaccato, ferendo gravemente un cane con una zannata che gli ha fratturato la mandibola. Di fronte a quella che hanno definito una minaccia imminente, i cacciatori hanno deciso di abbattere i cinghiali e di caricarli in macchina. Tuttavia, la loro spiegazione non ha convinto le autorità, che hanno proceduto con la revoca delle licenze di caccia, vietando loro anche la detenzione di munizioni ed esplosivi.
Il Tar del Veneto, con una serie di sentenze pubblicate di recente, ha respinto i ricorsi presentati dai cacciatori. La corte ha ritenuto corretta la valutazione dei carabinieri forestali, della prefettura e della questura, che hanno classificato l'episodio come bracconaggio. Le sentenze gemelle del Tar sottolineano l'importanza di rispettare il calendario venatorio e le normative vigenti, ribadendo che l'abbattimento di animali selvatici al di fuori di tali regole costituisce un reato.
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