Tempi duri generano uomini forti e forse anche comunità più forti e territori più resilienti. Questa è la lezione appresa durante la tempesta Vaia, evento devastante che, sei anni fa, ha lasciato cicatrici profonde nel Bellunese. Giorni di paura, blackout, strade interrotte, corsi d’acqua gonfi e boschi abbattuti hanno segnato quel fine ottobre, richiedendo decisioni senza precedenti, come la chiusura totale di scuole e fabbriche.
Il ricordo di quelle ore concitate rimane vivido: “Ricordo quelle ore concitate nella sala operativa del Ccs”, racconta un testimone. “Le telefonate, le segnalazioni di danni che aumentavano di minuto in minuto, l’attesa degli aggiornamenti meteo. Ognuno ha fatto il suo dovere, sentendosi parte di un organismo complesso e aiutando il vicino per ‘portare a casa’ la nottata più difficile e tormentata di sempre”.
A sei anni di distanza, il Bellunese guarda con occhi nuovi a quell’evento tragico. La tempesta Vaia è stata un’occasione per ripensare il rapporto tra uomo e ambiente e per migliorare infrastrutture strategiche, grazie all’impegno della Regione Veneto e delle autorità locali. Sono state messe in campo opere essenziali per prevenire nuovi disastri, mitigando il rischio di frane ed esondazioni.
Vaia è stata il crollo della casa a Ponte Mas, ma anche la ricostruzione della strada regionale a Candaten, il blackout elettrico e idrico in alto Agordino, ma anche la solidarietà di chi ha portato cibo e acqua alle frazioni isolate. E oggi, a sei anni di distanza, la rinascita dei Serrai di Sottoguda, dei boschi abbattuti della Val Visdende, e dei numerosi progetti di riforestazione sono simboli di questa ripartenza.
La tempesta Vaia ha lasciato in eredità una comunità più forte e consapevole, in grado di guardare al futuro con resilienza e coesione.
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter