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Diritti delle famiglie omogenitoriali

Venezia: Il Tribunale dei Minori approva l'adozione di una bambina da parte di due donne

L'adozione sancisce un passo avanti per i diritti delle famiglie omogenitoriali, ma la battaglia legale continua per il riconoscimento dei diritti delle madri

Venezia: Il Tribunale dei Minori approva l'adozione di una bambina da parte di due donne

Foto di repertorio

Un'importante sentenza del Tribunale dei Minori di Venezia ha dato il via libera all'adozione di una bambina da parte di una coppia di donne, un passo significativo nella tutela dei diritti delle famiglie omogenitoriali. La bambina, di un anno e mezzo, è nata all'ospedale di Treviso dopo che la madre biologica si era sottoposta a un trattamento di procreazione assistita a Copenaghen. Le due donne, unite civilmente dal 2018 nel comune di Silea (Treviso), notificheranno l'adozione all’ufficio anagrafe del comune, che ha già accolto la notizia, pubblicandola sui pannelli informativi elettronici.

Tuttavia, nonostante il traguardo raggiunto, le due mamme si trovano ancora ad affrontare ostacoli legali e burocratici che impediscono loro di godere appieno dei diritti di genitorialità. Come ha dichiarato una delle madri sui social, il loro cammino è stato una “maratona a ostacoli”. "Continuiamo a chiedere a gran voce i nostri diritti e doveri negati, per il bene di nostra figlia, perché noi esistiamo", ha scritto, facendo riferimento alle difficoltà nel veder riconosciuti ufficialmente entrambi i genitori come tali.

Il parere legale
L’avvocato Valentina Pizzol, che segue la coppia, ha spiegato che l'unica via percorribile per il momento consiste nel richiedere per la bambina una carta d'identità cartacea, in cui, almeno in alcuni comuni, è possibile inserire il nome di entrambi i genitori o delle persone che li rappresentano. Tuttavia, come sottolineato dall’avvocato, questo documento è ormai rilasciato solo per motivi urgenti e eccezionali.

Un’altra opzione per le famiglie omogenitoriali, come avvenuto per una coppia di mamme a Roma, è quella di fare ricorso contro il decreto Salvini, che ha limitato i diritti delle coppie di fatto. Recentemente, la Corte d’Appello di Roma ha dato ragione alle due madri, permettendo loro di firmare come "genitore 1" e "genitore 2". Tuttavia, questa soluzione legale comporta un ulteriore percorso burocratico che rischia di prolungare il periodo di incertezze per i genitori e i loro figli.

Una scelta consapevole
Nonostante le difficoltà, una delle madri ha voluto sottolineare l'importanza della loro scelta di avere una figlia insieme: "Avere nostra figlia è stata una scelta consapevole, non casuale, ci abbiamo pensato su per più di un anno. Non meritiamo questo calvario", ha dichiarato, evidenziando ancora una volta la necessità di garantire un trattamento equo e giusto per tutte le famiglie, a prescindere dal loro orientamento sessuale.

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