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Cronaca giudiziaria
14.11.2024 - 08:29
Nel cuore del Polesine, ad Adria, la località di Ca' Emo è tornata al centro dell'attenzione mediatica e giudiziaria. Il 22 settembre 2014, quattro persone persero la vita a causa di una nube tossica sprigionatasi durante il trattamento di fanghi presso l'azienda Coimpo. Questo evento drammatico ha dato il via a un complesso iter giudiziario che, a distanza di dieci anni, non ha ancora trovato una conclusione definitiva.
Il caso Coimpo non si limita al solo processo per omicidio colposo plurimo, ancora in attesa di una sentenza finale dopo il rinvio della Cassazione. Ieri, al tribunale di Rovigo, si è discusso di un altro filone del caso, quello relativo agli spandimenti abusivi di fanghi sui terreni agricoli. Secondo l'accusa, l'azienda avrebbe violato le normative ambientali per incrementare il proprio profitto, spandendo una quantità impressionante di fanghi, pari al contenuto di circa 4.000 camion, tra il 2013 e il 2016.
Le indagini condotte dai carabinieri forestali hanno portato alla luce gravi irregolarità. La Coimpo, secondo quanto emerso, avrebbe omesso alcune fasi cruciali del processo di trattamento dei fanghi, ignorando le prescrizioni stabilite dalla provincia. Questo avrebbe permesso all'azienda di trattare e spandere una quantità maggiore di fanghi, con conseguente aumento dei profitti. Il capo d'imputazione è chiaro: si tratta di un'operazione sistematica e deliberata, che ha avuto un impatto significativo sull'ambiente e sulla salute pubblica.
Il procedimento giudiziario si è diviso in due tronconi. Il primo, riguardante i principali imputati, è già giunto in Cassazione, dove l'impostazione accusatoria è stata in gran parte confermata. Tuttavia, non tutti gli imputati sono stati condannati, e la sentenza è ormai definitiva. Ieri, invece, il tribunale di Rovigo ha esaminato le posizioni degli imputati di seconda fila, per i quali il pubblico ministero ha chiesto condanne tra i tre e i tre anni e mezzo di reclusione. Le parti civili hanno avuto modo di esprimere le loro posizioni, mentre l'udienza è stata aggiornata per consentire alle difese di presentare le loro arringhe. La sentenza è attesa per il 4 febbraio.
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