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Treviso, sequestrati due laboratori tessili: degrado, irregolarità e imprese insolventi con il fisco

Operazione della Guardia di Finanza per tutelare il Made in Italy. Quattro denunciati, sequestri per 230 mila euro e violazioni gravi in materia di sicurezza e ambiente

Treviso, sequestrati due laboratori tessili: degrado, irregolarità e imprese insolventi con il fisco

La Guardia di Finanza di Treviso ha portato a termine un’importante operazione volta a salvaguardare il Made in Italy e le filiere produttive nazionali. Durante i controlli in quattro laboratori tessili tra Quinto di Treviso e Preganziol, le Fiamme Gialle, supportate da Vigili del Fuoco, S.P.I.S.A.L., Ispettorato del Lavoro e A.R.P.A.V., hanno riscontrato condizioni di grave degrado in due di queste strutture, portando al sequestro di beni e macchinari per un valore complessivo di 230 mila euro.

In due laboratori tessili, rispettivamente di 300 e 200 metri quadrati, sono state rilevate numerose violazioni. Due lavoratori irregolari di nazionalità pakistana operavano in ambienti insicuri, privi delle minime condizioni igieniche e di sicurezza. Tra le irregolarità, la Guardia di Finanza ha segnalato:

  • Vie di fuga impraticabili e assenza di cartellonistica di sicurezza
  • Macchinari senza protezioni sugli organi mobili
  • Mancanza di valutazione dei rischi e sorveglianza sanitaria
  • Scarse condizioni igieniche e formazione del personale inesistente

“L’assenza di normative basilari mette a rischio non solo i lavoratori, ma anche l’intera filiera produttiva, danneggiando chi opera rispettando le regole” ha dichiarato il Capitano Daniele Leonetti, Comandante del Nucleo Operativo del Gruppo di Treviso.

Uno dei due laboratori sequestrati era stato trasformato con sei stanze abusive, tra cui una camera da letto e una cucina. Inoltre, è stato rinvenuto un deposito di scarti tessili non tracciati, violando le norme ambientali.

L’indagine ha svelato una pratica consolidata da parte delle imprese coinvolte: dal 2013, 14 società amministrate da stranieri hanno accumulato pendenze fiscali per circa 3 milioni di euro. Dopo essere diventate insolventi, queste aziende trasferivano macchinari e personale a nuove società costituite ad hoc, operando nello stesso luogo e con gli stessi clienti, ma cambiando nome e partita IVA.

L’operazione ha mirato non solo a salvaguardare un settore strategico come l’abbigliamento, ma anche a garantire la sicurezza e il benessere dei lavoratori. “Il nostro obiettivo è proteggere le imprese che operano onestamente, contrastando chi, con pratiche scorrette, compromette la competitività del mercato” ha concluso il Capitano Leonetti.

I quattro amministratori delle imprese coinvolte sono stati denunciati per violazioni urbanistiche, ambientali, e norme sulla sicurezza sul lavoro.

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