Cerca

Test Miles 33

Scopri tutti gli eventi

EVENTI

Contrabbando di armi

Traffico di armi con la Libia: quattro condanne ad Ascoli, un Veneziano coinvolto

Pesanti pene per i protagonisti di un traffico internazionale: il principale imputato condannato a 5 anni e 8 mesi

Armi da guerriglia

Immagine di repertorio

Quattro condanne sono state emesse dal tribunale di Ascoli Piceno al termine di un processo riguardante un vasto traffico internazionale di armi con destinazione Libia. Il principale imputato, l’ascolano Franco Giorgi, 81 anni, è stato condannato a 5 anni e 8 mesi di reclusione. Pene inferiori sono state inflitte a tre coimputati: il 56enne egiziano Gamal Saad Rezkalla Botros, residente a Colli del Tronto, condannato a 3 anni e 8 mesi; il 35enne Sirage Zreg, residente a Torino, e il 55enne venezuelano Paolo Rubin, residente a Venezia, entrambi condannati a 3 anni.

Le sentenze, pienamente conformi a quanto richiesto dal procuratore capo di Ascoli, Umberto Monti, riguardano l’intermediazione illegale di grandi quantitativi di armi e munizioni. L'attività aveva come obiettivo il trasporto degli armamenti dalla Bulgaria verso la Libia, in violazione della Risoluzione ONU 1970/2011 e delle sue successive modifiche, che sanciscono l’embargo sulle armi verso il Paese nordafricano.

Secondo le indagini dei carabinieri del ROS, gli armamenti erano destinati a una potente milizia libica, la Brigata di Zintan, attraverso i fratelli Alarbi El Tumi. Tra le forniture individuate figuravano tre missili anticarro, mille pistole RX calibro 9 mm, 45 fucili mitragliatori da cecchino, giubbotti antiproiettile, munizioni e puntatori laser, per un valore complessivo stimato di 15 milioni di euro.

La difesa di Giorgi ha sempre sostenuto la liceità delle operazioni, affermando che l’imputato operava con un’autorizzazione rilasciata in Bulgaria, sebbene non registrata in Italia. Inoltre, gli avvocati hanno argomentato che tutte le attività si erano svolte all’estero, sottraendole alla competenza della giustizia italiana.

Giorgi, già coinvolto in precedenti inchieste su presunti traffici d’armi durante le guerre nei Balcani, era stato arrestato in Libia nel 2015 e detenuto a lungo per reati legati all’immigrazione clandestina. Durante la sua prigionia, poi terminata con l’estradizione in Italia nel 2019, aveva dichiarato di essere stato torturato.

Questi nuovi sviluppi giudiziari chiudono un capitolo cruciale dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Ascoli Piceno, che ha portato alla luce un traffico di armi di rilevanza internazionale e al centro di un complesso scenario geopolitico.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edizione