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Caso Cecchettin

La lezione di Gino Cecchettin: educazione e speranza contro la violenza sulle donne

Un messaggio ai giovani e alla comunità in memoria di Giulia, vittima di femminicidio

La lezione di Gino Cecchettin: educazione e speranza contro la violenza sulle donne

La lotta alla violenza di genere deve partire dall’educazione: è questo il messaggio centrale condiviso da Gino Cecchettin nella giornata di ieri 2 dicembre a San Giovanni Lupatoto. La giornata ha visto il padre di Giulia, impegnato in diversi appuntamenti per sensibilizzare giovani e adulti su un tema di drammatica attualità.

In mattinata Cecchettin ha incontrato circa 300 alunni delle classi terze della scuola media, affrontando argomenti complessi con un coinvolgimento che ha superato il tempo previsto. Gli studenti, coordinati dalle dirigenti scolastiche Erica Baldelli e Chiara Tacconi, hanno posto domande profonde, non limitandosi a chiedere emozioni o pareri sulle pene attualmente previste per i femminicidi. Cecchettin ha spiegato che, a suo avviso, il problema risiede soprattutto nell’educazione ricevuta: molti crimini derivano da un’idea radicata di possesso e narcisismo che porta gli autori a ignorare le conseguenze delle loro azioni.

Nel pomeriggio, accompagnato dal sindaco Attilio Gastaldello e dall’assessore Deborah Lerin, Cecchettin ha partecipato all’intitolazione di una sala della Casa Novarini a Giulia, per onorarne la memoria e mantenere vivo l’impegno contro la violenza di genere. Più tardi, al teatro Astra, ha presentato il libro Cara Giulia e la fondazione a lei dedicata, con l’obiettivo di sostenere le vittime e promuovere la prevenzione.

Alla vigilia della sentenza di primo grado contro Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia, Gino Cecchettin si è detto sereno, preferendo concentrare le energie su ciò che può essere fatto per cambiare le cose. Ha sottolineato che il semplice inasprimento delle pene non è sufficiente: «Quando si arriva a parlare di punizioni, la società ha già fallito» ha dichiarato. Il cambiamento richiede tempo e un approccio educativo che intervenga sulle radici culturali della violenza.

Cecchettin ha concluso con una riflessione di speranza: nonostante le difficoltà, è possibile costruire un futuro in cui le donne non debbano più temere per la loro sicurezza. Ma per raggiungere questo traguardo, è necessario un impegno collettivo, partendo dai giovani e dalle scuole.

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