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Italiano arrestato in Venezuela: l’appello disperato dei familiari

La famiglia di Alberto Trentini chiede un intervento urgente del governo

Italiano arrestato in Venezuela: l’appello per il cooperante veneto scomparso
Sono trascorsi due mesi senza notizie di Alberto Trentini, cooperante italiano arrestato in Venezuela lo scorso 15 novembre. Il giovane, impegnato in una missione umanitaria a sostegno delle persone con disabilità, si trovava nel Paese sudamericano con le Ong Humanity e Inclusion.

I familiari, disperati, chiedono un intervento urgente al Governo italiano per garantirne il ritorno in patria. Deputati del Pd hanno già presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, esortando il governo a tutelare i diritti del detenuto e a facilitarne il rientro.

Secondo quanto riferito dall’avvocata Alessandra Ballerini, Alberto, originario del Veneto, era diretto a Guasdalito da Caracas quando è stato fermato a un posto di blocco insieme a un autista della Ong. Da allora, le notizie sul suo conto sono frammentarie e non ufficiali: si ritiene sia stato trasferito in un centro di detenzione a Caracas senza che gli siano state mosse accuse formali.

Il caso richiama alla mente quello della giornalista Cecilia Sala, incarcerata in Iran per 21 giorni senza accuse concrete. Come sottolineano i familiari di Alberto, nessuna autorità venezuelana o italiana ha fornito aggiornamenti ufficiali. Preoccupa anche lo stato di salute del cooperante, che necessita di cure e non ha accesso a medicinali o beni di prima necessità.

La famiglia denuncia un totale blackout informativo: neppure l’Ambasciatore italiano in Venezuela è riuscito a ottenere contatti con Alberto. Per questo, i parenti sollecitano il governo a intensificare gli sforzi diplomatici con il Venezuela.

La famiglia di Alberto confida nell’intervento diretto della Presidente del Consiglio e dei Ministri competenti affinché il cooperante possa tornare presto in Italia, sano e salvo.

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