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Crisi della sanità
15.01.2025 - 17:27
Il dott. Domingo Milite, Presidente dell’Associazione Radiologi Liberi e Professionisti del Veneto
I Medici Radiologi del Veneto che operano nelle strutture private accreditate, in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), lanciano un allarme sull’impatto che le nuove tariffe sanitarie potrebbero avere sulla qualità delle prestazioni e sulla sostenibilità economica delle strutture. La recente revoca della sospensiva del TAR sull’applicazione delle nuove tariffe ha scatenato preoccupazioni crescenti tra i professionisti del settore.
La Regione Veneto, per ora, ha deciso di integrare il tariffario nazionale fino al 31 marzo 2025, al fine di garantire gli attuali standard delle prestazioni sanitarie. Tuttavia, la prospettiva di applicare il nuovo tariffario dopo questa data potrebbe portare, secondo i medici radiologi, a conseguenze drammatiche.
“Se il nuovo tariffario venisse applicato – spiega il dott. Domingo Milite, Presidente dell’Associazione Radiologi Liberi e Professionisti del Veneto – i rimborsi per molte prestazioni scenderebbero sotto i costi di produzione, come confermato anche dagli studi della Regione. Questo penalizzerebbe le strutture accreditate, che in Veneto erogano fino all’80% delle prestazioni in convenzione, e potrebbe compromettere l’accesso ai servizi per molti cittadini”.
Dal 2012, il tariffario nazionale regola i rimborsi delle prestazioni sanitarie in convenzione, consentendo alle Regioni di integrare le tariffe per garantire una maggiore sostenibilità economica. In Veneto, questa politica ha permesso di mantenere standard qualitativi elevati, tanto che tre province (Vicenza, Padova e Belluno) si trovano tra le prime cinque in Italia per la qualità del sistema sanitario.
Il nuovo nomenclatore nazionale, però, aggiornato dopo 28 anni, ha ridotto fino al 40% i rimborsi per prestazioni fondamentali come ecografie, TAC e risonanze magnetiche, nonostante un’inflazione cumulata del 70% dal 1996.
Secondo l’associazione dei radiologi, la spesa per la sanità privata accreditata ambulatoriale in Veneto ammonta a circa 119 milioni di euro all’anno, pari all’1,5% della spesa sanitaria regionale. Una cifra che, paradossalmente, è inferiore al disavanzo previsto solo per l’ULSS 6 Euganea nel 2025 (133 milioni di euro).
“Applicare il nuovo tariffario significherebbe allungare le liste d’attesa, spingendo molti pazienti verso la sanità privata non accreditata o verso i fondi assicurativi – avverte Milite –. Come medici, difendiamo una sanità pubblica di qualità e chiediamo misure per tutelare il sistema sanitario regionale, un modello di eccellenza riconosciuto a livello nazionale”.
Con l’avvicinarsi della scadenza del marzo 2025, i radiologi del Veneto si preparano a intensificare il dialogo con le istituzioni, sperando di scongiurare un peggioramento dell’assistenza sanitaria e di preservare un sistema che rappresenta un punto di riferimento per l’intero Paese.
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