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Operazioni Guardia di Finanza

Operazione Cuscus: arresti domiciliari per truffa aggravata a Belluno

Un uomo di 47 anni accusato di aver truffato quattro vittime, causando un danno patrimoniale superiore ai 360.000 euro. La misura cautelare confermata dalla Corte di Cassazione

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I militari della Guardia di Finanza di Belluno hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di un uomo di 47 anni, di origine marocchina, accusato di truffa aggravata e circonvenzione di incapaci. Il soggetto, attualmente sottoposto agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, è stato ritenuto responsabile di aver causato un danno patrimoniale rilevante a più vittime, tramite ripetute azioni illecite.

Le indagini, condotte nel corso dell'anno scorso dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Belluno, sono culminate nel settembre 2024 con l’applicazione della custodia cautelare in carcere. È emerso che l'indagato ha sfruttato la fragilità di quattro vittime – due residenti nella provincia di Belluno e due nella provincia di Pordenone – tutte persone vulnerabili e con deficienze psichiche, al fine di ottenere un guadagno illecito di almeno 363.800 euro. Le vittime sono state ascoltate in modalità protetta e sono stati effettuati accertamenti medico-legali che hanno confermato la loro condizione di manifesta incapacità.

Il caso si inserisce in un contesto legale più ampio. Dopo aver inizialmente confessato i reati in modo strumentale e promesso di restituire il denaro sottratto, l’indagato non ha adempiuto all’impegno. La difesa aveva presentato richiesta di sostituire la custodia cautelare con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, ma il pubblico ministero ha presentato appello, sottolineando il mancato risarcimento alle vittime e il rischio di reiterazione del reato, considerando l’attività lavorativa del soggetto (venditore porta a porta).

La Sezione del Riesame del Tribunale di Trieste ha successivamente modificato la decisione, disponendo gli arresti domiciliari. Il provvedimento è stato impugnato in Cassazione, che ha respinto il ricorso, confermando la misura degli arresti domiciliari e condannando l’indagato al pagamento delle spese processuali.

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