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Attualità
06.02.2025 - 11:12
Il 6 febbraio segna la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), una data che purtroppo non è un momento di celebrazione, ma un richiamo urgente alla realtà di una violenza che colpisce milioni di donne e ragazze in tutto il mondo. Sebbene il fenomeno sia largamente sommerso, i dati diffusi dall'UNICEF sono allarmanti: ogni anno, quattro milioni di bambine rischiano di subire questa pratica, con numeri impressionanti anche in Europa, dove 600.000 donne portano i segni delle MGF e 190.000 sono a rischio.
Anche in Italia, dove spesso si pensa che simili atrocità non abbiano spazio, almeno 87.600 donne hanno subito mutilazioni genitali, di cui 7.600 minorenni. Nonostante questi numeri, il fenomeno rimane sommerso, coperto dalla vergogna e dal silenzio.
Le MGF non sono una tradizione, una cultura o una pratica religiosa, ma una violenza che nega alle donne il diritto all'integrità fisica e psicologica. Si tratta di un atto che non ha alcun fondamento medico, morale o religioso, ma che rappresenta un crudele controllo sul corpo femminile e sulle scelte di chi non ha voce.
Nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, le condanne pubbliche e i rapporti ufficiali, la realtà è che la lotta contro le MGF manca di risorse adeguate. I fondi per combattere questa piaga sono insufficienti, le azioni concrete scarseggiano e le informazioni disponibili sono spesso inaffidabili o obsolete. Molte ONG continuano a lottare in condizioni difficili, senza il supporto necessario per cambiare davvero la situazione.
La lotta contro le MGF non si vince con le parole, ma con leggi efficaci, programmi educativi nelle comunità coinvolte, protezione per le bambine a rischio e supporto per le donne sopravvissute. È fondamentale abbattere il tabù e chiamare questa pratica con il suo vero nome: tortura.
La mutilazione genitale femminile è un crimine contro l'umanità e deve essere trattata come tale. La Giornata del 6 febbraio non deve essere solo un momento di riflessione, ma un'occasione per chiedere con forza che giustizia e dignità prevalgano finalmente sulla barbarie.
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