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Protesta a Vicenza: le mamme No PFAS chiedono giustizia per l'acqua contaminata

Manifestazione al Tribunale di Vicenza contro l'inquinamento da PFAS: cittadini e associazioni chiedono giustizia e bonifica urgente

Protesta a Vicenza: Le Mamme No PFAS chiedono giustizia per l'acqua contaminata

Venerdì 7 febbraio il Tribunale di Vicenza è stato il palcoscenico di un sit-in organizzato dalle Mamme No PFAS, un gruppo di genitori che si batte da anni per il diritto a un'acqua pulita e sicura. Insieme a loro, numerose associazioni ambientaliste, movimenti civici e rappresentanti istituzionali si sono uniti per chiedere giustizia in occasione di un'udienza cruciale del processo contro 15 ex dirigenti della Miteni, l'azienda di Trissino accusata di aver contaminato le acque delle province di Vicenza, Verona e Padova.

Le Mamme No PFAS sono nate come un comitato spontaneo di genitori preoccupati per l'inquinamento delle falde acquifere. Con il tempo, sono diventate il simbolo di una lotta più ampia per la salute pubblica e l'ambiente. Al sit-in, striscioni e cartelli recitavano slogan come "L'acqua è vita, non veleno" e "Non paghiamo noi il prezzo del disastro", esprimendo il desiderio di vedere i responsabili chiamati a rispondere delle loro azioni. 

Il processo contro i dirigenti della Miteni, iniziato nel 2021, è entrato nelle fasi finali. Le accuse includono avvelenamento delle acque, disastro ambientale e gestione illecita di rifiuti tossici. Secondo le indagini, i dirigenti erano consapevoli della contaminazione ma avrebbero continuato a sversare PFAS nelle acque senza adottare misure di contenimento. Il pubblico ministero Paolo Fietta ha presentato un quadro accusatorio dettagliato, evidenziando come l'inquinamento continui a rappresentare una minaccia per oltre 350.000 cittadini veneti. 

Al presidio hanno partecipato anche rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui sindaci dei comuni più colpiti e monsignor Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza, che ha espresso solidarietà alle famiglie coinvolte. Pier Luigi Giacomello, sindaco di Lonigo, ha dichiarato che quella in corso non è solo una battaglia legale, ma una battaglia per il futuro delle prossime generazioni. Associazioni come Legambiente, Greenpeace, Italia Nostra e WWF hanno ribadito l'urgenza di un intervento per la bonifica delle aree contaminate. Francesco Ferrante di Legambiente ha sottolineato che la contaminazione da PFAS è un problema globale, ma che il Veneto rappresenta il caso più eclatante in Europa. Anche la Chiesa ha fatto sentire la sua voce: don Matteo Zorzanello e suor Francesca hanno sottolineato l'importanza di non restare in silenzio di fronte a un crimine ambientale. Suor Francesca ha affermato che stare in silenzio significa essere complici, esprimendo fiducia nella giustizia e lodando la tenacia delle Mamme No PFAS.

La sentenza del processo è attesa per la primavera del 2025 e potrebbe rappresentare un precedente importante nella lotta contro l'inquinamento da PFAS in Italia. Se gli ex dirigenti della Miteni verranno ritenuti colpevoli, potrebbe aprirsi la strada a nuove azioni legali e risarcimenti per i cittadini coinvolti. Nel frattempo, le Mamme No PFAS e le associazioni ambientaliste hanno annunciato nuove iniziative per mantenere alta l'attenzione sul problema e spingere le istituzioni ad agire con determinazione. Il presidio si è concluso con una marcia silenziosa e la lettura dei nomi delle vittime, un gesto simbolico per ricordare le vite segnate dalla contaminazione.

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